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Nella stagione calcistica 1957-58 il Padova si classificò terzo. Questa la formazione: Pin,
Blason, Scagnellato, Pison, Azzini, Moro, Hamrin, Rosa, Brighenti, Mari, Boscolo. Le galline
padovane inventarono il miglior catenaccio di tutti i tempi, con fantastici goal in
contropiede di Hamrin e Brighenti. L’artefice di quei trionfi fu l’allenatore Nereo Rocco.
Il Paròn. Un mito. Un genio. A chi gli augurava prima delle partite del suo Padova il
rituale ”vinca il migliore”, il triestino Rocco, il più adorabile allenatore nella storia
del calcio italiano, rispondeva con una smorfia di orrore: «Ciò, speremo de no». Filosofia
pura.«Cujun de l’ostrega, mona». Inarrivabile. A chi lo accusava di essere troppo difensivista
rispondeva: «Solo noi femo el catenaccio, i altri fa il calcio prudente». Anche quando
allenò il Milan disse: «Cudicini in porta e tutti gli altri fora…». E quando qualcuno gli
chiedeva di cambiare la marcatura lui rispondeva: «Dighe che s’el cambiassi le mutande».
Un solo suo collega raggiunse quella filosofia. Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari
campione d’Italia. Altro mito. Quando gli chiesero perché tenesse sempre in panchina un
determinato giocatore rispose: «perché ha il culo stretto e così stiamo seduti comodi ».
Ah, ne avesse la politica di questi personaggi.
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