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COSENZA – Nella regione con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, servirebbe una strategia di forte impatto sul fronte dell’occupazione.
Una strategia che non può che partire dai Centri per l’impiego che nelle ultime evoluzioni normative si stanno sempre più specializzando e concentrando sulle politiche attive del lavoro rispetto ai ruoli quasi meramente burocratici del passato.
In Calabria i Centri non sono messi affatto bene e la Regione Calabria questo lo sa bene. Al punto che lo scorso 9 novembre del 2020 l’allora giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Fausto Orsomarso, emanò la delibera 356 dal titolo significativo “Adozione piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego”.
Nella delibera si fa una disamina molto puntuale della situazione dei 15 centri per l’impiego calabresi. Leggendo la corposa delibera, ad esempio, si nota come gran parte degli uffici siano ubicati non in immobili di proprietà dei Comuni bensì in fitto da privati, uno addirittura avrebbe sede in un hotel. Discorso a parte merita il Cpi di Cosenza che aveva sede in locali forniti dalle Ferrovie presso la stazione di Vaglio Lise. I locali da tempo sono stati dichiarati inagibili per cui il Cpi ha funzionato a lungo solo per vita telematica. Poi la Provincia ha dato al Cpi in comodato gratuito due stanze presso il palazzo di Vaglio Lise in cui ora stanno stipati i pochi dipendenti dell’ufficio (a questo proposito le ultime novità sul concorso per il reclutamento di personale potete leggerle nel box in basso).
A tacere ovviamente di Crotone, dove il Cpi locale addirittura ha seri problemi di collegamento alla linea internet. E potete immaginare cosa questo significhi nell’era della società digitale.
Dopo la disamina della situazione infrastrutturale, nella delibera vengono analizzate le altre esigenze di questi centri. In particolare vengono elencati gli interventi necessari che possiamo riassumere così: rafforzamento del personale oltre 28 milioni di euro; formazione del personale e comunicazione circa 7,5 milioni; piano di adeguamento e potenziamento infrastrutturale altri 22 milioni ed infine costi per investimenti in servizi informativi altri 12 milioni e rotti. In totale quindi la Regione era pronta a mettere sul piatto qualcosa come 70 milioni di euro per rilanciare i Cpi, anche in vista del famoso Pnrr.
Come abbiamo scritto era il novembre del 2020. Nel frattempo è cambiata la guida della giunta regionale, non c’è più Spirlì ma Occhiuto, l’assessore Orsomarso non ha più la delega al Lavoro che è passata alla vicepresidente Princi, ma di questi investimenti non c’è nessuna traccia.
Si badi bene che i soldi erano, a leggere la delibera che è accompagnata anche dal parere di compatibilità finanziaria dal Dirigente generale del Dipartimento Bilancio, Filippo De Cello, disponibili. I quattrini infatti erano stanziati con il decreto interministeriale del Lavoro e delle Politiche sociali quindi basterebbe solo spenderli.
Ma sono passati due anni pieni e di questo piano nessuno ne ha saputo più nulla e non si sa perché gli investimenti continuano a rimanere fermi, mentre la Calabria ha una dannata esigenza di mettere in campo politiche per il lavoro davvero attive e soprattutto efficaci. Per il momento non è andata così e ci dobbiamo affidare ai famosi “navigator” che cercano di colmare le lacune di organico e competenze dei Cpi. Ma anche loro, guarda caso, hanno i contratti in scadenza.
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