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MARATEA – Hanno incrociato le braccia per l’intera giornata di ieri i ventisei lavoratori della cooperativa “Nuovi Orizzonti”, impiegati presso la casa di cura “Maria consolatrice” di Maratea.
A manifestare con loro – al presidio tenutosi nel piazzale antistante la struttura nella quale sono ricoverati circa sessanta pazienti – c’erano anche gli altri undici assistenti alle dipendenze dirette della fondazione che gestisce la casa di riposo, solidali con i loro colleghi che avanzano tre mensilità.
«Si tratta degli stipendi di marzo e aprile 2013 e della tredicesima 2014, senza considerare che siamo ormai alla fine di maggio e dei soldi non c’è traccia, né tantomeno di una soluzione a questa vicenda che sta seriamente esasperando le maestranze – hanno sottolineato i rappresentanti sindacali di zona di Cgil e Cisl Michele Sannazzaro e Nicola Labanca. Le spettanze sono state maturate – hanno ribadito entrambi – ma non sono state tempestivamente corrisposte, sebbene la stessa fondazione abbia fatto sapere di un assegno in arrivo nelle casse della cooperativa per garantire almeno una prima tranche della liquidità necessaria».
Lo sciopero è stato proclamato dopo che Rsu e delegati sindacali hanno richiesto più volte e con insistenza l’apertura di un tavolo istituzionale presso la Regione, per discutere della questione con tutti gli attori coinvolti e individuare una strada percorribile onde evitare il gioco dello scaricabarile, che finisce per gravare come al solito sui dipendenti e sulle loro famiglie: molte delle quali monoreddito, assicurano turbati alcuni lavoratori ai nostri taccuini.
Il problema è sorto, o quantomeno si è complicato, nello scorso mese di gennaio in seguito all’approvazione da parte della giunta regionale della legge finanziaria 2015, in cui sono stati previsti tagli consistenti ai contributi per la non autosufficienza destinati ad alcuni centri di sanità privata come quello di Maratea.
La casa di cura Maria consolatrice, adesso, rischia seriamente di chiudere, o di dover ridimensionare notevolmente i servizi offerti, poiché dalla fondazione affermano di non essere in grado di sostenere i costi di gestione nemmeno nel breve periodo con le sole rette pagate dagli ospiti, tanto più a fronte della qualità delle prestazioni offerte.
Un esito da evitare a tutti i costi secondo i sindacati, per salvaguardare contemporaneamente i diritti dei malati e i livelli occupazionali della zona: la casa si riposo infatti, fondata nel 1965 grazie all’opera meritoria di Giovannina Limongi, si è trasformata nel corso degli anni da piccolo ospizio in un presidio medico d’eccellenza, che riveste un ruolo di estrema importanza per tutto il territorio dell’area sud della Basilicata, sia dal punto di vista sanitario che lavorativo.
Il sindaco di Maratea Domenico Cipolla, che già in passato aveva mostrato la sua sensibilità sulla vertenza in seguito alla mobilitazione dello scorso 19 marzo, ha ricevuto una delegazione di manifestanti e ha scritto formalmente al presidente Pittella chiedendo ad horas una convocazione in Regione.
I sindacati però lamentano «l’assoluto disinteresse mostrato dalla cooperativa e dalla fondazione» e fanno sapere di essere determinati a proseguire la lotta: mantengono pertanto lo stato di agitazione e hanno già indetto una nuova giornata di sciopero per il prossimo 16 giugno, se con ci dovesse essere l’incontro richiesto e «se nel frattempo non si sia provveduto a pagare gli stipendi arretrati».

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