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MATERA – Tre anni di indagini sono culminati ieri mattina nell’operazione Walker che all’alba ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per 10 persone accusate di spaccio di stupefacenti.
Tra di loro c’è anche un personaggio di spicco, il policorese Salvatore Scarcia (48 anni), esponente dell’omonima famiglia e boss di rilievo nel traffico di stupefacenti che ieri, alla vista degli uomini della Fiamme gialle di Matera, ha liberato i cani che si trovavano nella sua villa ed è scappato. Quindi risulta ad oggi «irreperibile».
I particolari dell’operazione Walker della Guardia di Finanza del comando provinciale di Matera sono stati illustrati ieri mattina dal colonnello Pantaleo Cozzoli e dal capitano Antonio Taccardi. Le indagini coordinate dal pm Alessandra Susca ed “ereditate” dalla collega Annunziata Cazzetta, dopo il trasferimento della prima, hanno portato allo scoperto un meccanismo di spaccio che si muoveva nell’area metapontina, fra Policoro, Nova Siri, Scanzano, Tursi e Senise.
Ai domiciliari, questa volta, sono finiti Nicola Lofranco (49) di Nova Siri (pasticcere e titolare di un club privè, il Pepita di Marconia che si occupava dello spaccio della droga dall’alto Jonio), Nunzio Cervone (51) di Scanzano Jonico e il tarantino Giovanni Insito (39). Entrambi pusher. Oltre ad Emanuele Scarcia (27), policorese d’origine come lo zio Salvatore, che si occupava delle attività in loco.
Hanno l’obbligo di dimora, invece, i policoresi: Ivan Gizzi (24), considerato un altro dei pusher, e Gianluca Vizziello (35) e Paolo Fortunato (30). Entrambi corrieri specializzati nel trasporto ad alta velocità su due ruote, visto che Vizziello in passato è stato anche motociclista a livello agonistico ed è il figlio del proprietario di una nota officina meccanica e concessionaria motociclistica.
Più Pasquale Bruno (22) ed Egidio Ierone (32). Considerati altri due pusher molto attivi: il primo di Policoro e il secondo di Senise.
Nella rete degli investigatori sono finiti anche altri soggetti per un totale di 26 persone indagate. Mentre i sequestri effettuati hanno sottratto alle piazze di spaccio complessivamente 1 chilo di droga di cui 300 grammi di hashish.
Salvatore Scarcia era uscito dal carcere nel nel 2012 ed è «subito incappato nelle nostre attività – ha spiegato il colonnello Cozzoli – nel corso dello stesso anno».
«Ma l’operazione nasce all’inizio del 2013, con il sequestro ad Aprilia di 11 quintali di marijuana nascosta fra le arance su un camion guidato da un policorese. L’uomo era stato visto con esponenti legati al traffico di droga e così – ha aggiunto il capitano Taccardi – è nata l’intuizione che ha portato a questa operazione».
In seguito, scoperto il canale di approvvigionamento di droga nell’alto Jonio cosentino, alcune risultanze investigative sono state stralciate a Catanzaro dove a prendersene carico è stata la Direzione distrettuale antimafia. Così è nata l’operazione “Gentlemen” (si veda articolo a lato, ndr) sui traffici del clan degli zingari di Corigliano, guidati dal policorese Filippo Solimando (da tempo residente in Calabria), per cui negli scorsi mesi sono arrivati gli arresti di altri tre lucani: il fratello di Solimando, Giacomo e il suo «alter ego» Giovambattista Serio. Entrambi di Policoro. Più l’“uomo in più” del clan: il “carabinir” di Scanzano Jonico Gerardo Schettino, vicinissimo a Lofranco arrestati ieri mattina.
La droga sequestrata nel corso dell’operazione Walker, usata per lo spaccio nell’area del Metapontino ed anche in alcune scuole (hashish, cocaina, marijuana ed eroina) sarebbe arrivata in gran parte dall’alto Jonio. Ma anche dal tarantino dove avrebbe agito Scarcia, grazie ai suoi storici agganci nella città dei due mari: familiari e non solo. Poi veniva distribuita dalla rete di pusher che si muoveva in zona, inclusi alcuni minorenni utilizzati soprattutto davanti agli istituti scolastici per raggiungere più facilmente i coetanei. Riforniti con piccoli quantitativi per non dare troppo nell’occhio.
In tutto sono 96 le cessioni di stupefacenti accertate dalla Finanza che hanno consentito di descrivere in modo ancora più minuzioso il meccanismo che muoveva lo spaccio in zona.
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