1 minuto per la lettura
TORINO – E’ di oltre 251 anni di carcere il totale delle pene inflitte ai 45 imputati condannati nel processo di appello “Minotauro”, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese, che vedeva alla sbarra 70 persone. Il primo grado si era chiuso con la condanna di 36 imputati su 73, ma le pene erano state mediamente più alte arrivando a un totale di più di 266 anni di carcere.
In appello la pena più severa, 17 anni e 3 mesi di reclusione, è stata inflitta a Vincenzo Argirò, considerato esponente del “Crimine” di Torino, il braccio armato della malavita sul territorio. In primo grado era stata di 21 anni e 6 mesi. E se ci sono state alcune riduzioni di pena, i giudici hanno invece aumentato di un anno la condanna per l’ex segretario comunale di Rivarolo, Antonino Battaglia, portata a tre anni di carcere, riconoscendolo colpevole di scambio elettorale politico-mafioso. Battaglia è stato anche interdetto dai pubblici uffici per cinque anni.
La corte d’appello ha inoltre disposto che i condannati paghino le spese legali alle parti civili: 15mila euro alla Regione Piemonte, 10mila al Comune di Torino, 5mila euro al Comune di Moncalieri e 10mila a quello di Chivasso, oltre ai 15mila euro per pagare gli avvocati dell’associazione Libera. Diversi i conti e i beni confiscati.
Tra le curiosità: i giudici hanno anche accolto la richiesta della procura generale di sequestro conservativo di un rolex in oro con brillanti a una delle condannate “a garanzia del pagamento della pena pecuniaria” e delle altre spese e somme dovute.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA