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Denis Bergamini

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COSENZA – Più che per la qualità delle testimonianze rese in aula, la diciannovesima udienza del processo Bergamini passerà agli annali della cronaca per le scintille, sempre più incendiarie, tra i difensori di Isabella Internò, in particolare l’avvocato Angelo Pugliese, e il suo collega di parte civile Fabio Anselmo. Quest’ultimo ha lamentato infatti «uno sfregio alla memoria di Denis» che, a suo avviso, si stava consumando in aula; ma l’intervento distensivo del presidente Paola Lucente –

«Questo non lo avremmo mai consentito», seppur tempestivo, non è riuscito a placare gli animi. Per tutta risposta, infatti, Pugliese gli ha urlato contro, accusandolo di istigare l’opinione pubblica contro di lui: «Se succede qualcosa a me o all’avvocato Rossana Cribari – ha affermato testualmente – la colpa è sua». La rabbia è esplosa in modo deflagrante intorno alle 15, mentre era in corso la deposizione di Giuseppe Maltese, già massaggiatore del Cosenza calcio nonché uno dei migliori amici di Denis. Pugliese, in sede di controesame ha chiesto ai giudici di poter leggere al testimone alcuni passi del libro “Il calciatore suicidato” di Carlo Petrini (Kaos ed.), il testo che vent’anni fa riaccese i riflettori sulla vicenda. In quel volume, infatti, c’è un’intervista da lui rilasciata all’autore, un dialogo in cui Maltese, fra le altre cose, traccia un profilo caustico di Bergamini – da lui definito «troppo ingenuo» e per questo preso di mira da alcuni compagni di squadra – e insinua anche sospetti su un suo consumo di spinelli.

Inizialmente il massaggiatore non smentisce queste dichiarazioni, e oggi motiva quella scelta adottata nel 2001 con la volontà di non infierire sullo scrittore già malato (Petrini morirà nel 2012); la sua smentita parte solo nel 2017, in fase d’indagini, e ieri Pugliese ha cercato di metterlo nuovamente a confronto con quei suoi pensieri apocrifi. Anselmo si è opposto, ma il presidente della Corte ha dato via libera alla lettura in aula, tant’è che il diretto interessato ha poi confermato buona parte dell’intervista a eccezione dei passaggi più scabrosi: quello sulla droga e l’altro relativo alla scarsa considerazione che gli altri calciatori avrebbero avuto di Bergamini. Nel bel mezzo, però, è arrivata la reprimenda del patron di parte civile e l’esplosione d’ira del suo avversario processuale che ha paventato denunce contro il collega ferrarese, chiedendo la trasmissione in Procura del verbale d’udienza.

Non si è trattato di una scossa isolata, dal momento che il fuoco cova sotto le ceneri fin dall’inizio del processo. Non a caso, altre fibrillazioni si erano registrate nelle precedenti udienze, con lo stesso Anselmo che, addirittura, aveva reso noto un episodio a dir poco inquietante che lo avrebbe riguardato: «Mi è stato prospettato il rischio che io potessi avere un incidente stradale nelle trasferte in automobile tra Ferrara e Cosenza, aggiungendo che sarei dovuto stare attento, con il relativo commento che non ne sarebbe valsa la pena», aveva dichiarato al giornale “La Nuova Ferrara” lo scorso 19 marzo; parole che, visti i temi del processo in corso, sembrano quasi ammiccare all’esistenza di un metodo tutto cosentino nel travisamento degli omicidi. Non sappiamo se, in quel caso, alla denuncia a mezzo stampa ne abbia fatto seguito pure una a carabinieri o polizia, ma l’episodio conferma comunque come il dibattimento in aula si svolga in un clima tutt’altro che cavalleresco.

Prima di Maltese, sulla scomoda sedia aveva preso posto Francesco Marino, il compagno di squadra di Bergamini al quale la Internò telefonò la sera del 18 novembre. «Mi disse: non sai niente? Denis è morto. Ma non era disperata, non piangeva», ha affermato l’ex terzino rossoblù. Procura e parte civile hanno provato a esplorare il tema dell’apparente distacco emotivo della ragazza che, secondo il calciatore «non era fredda, sembrava volesse raccontarmi solo il fatto». Marino era la quinta persona con cui parlava quella sera. Prima di lui, infatti, si era sfogata con il camionista, con un automobilista di passaggio, con l’allenatore Luigi Simoni e con la propria mamma. Quest’ultima non fa testo, ma tutti gli altri, in tempi e modi diversi, hanno rappresentato lo stato di shock e di prostrazione in cui versava. Prossima udienza l’otto luglio.

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