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CATANZARO – Oltre che debole nelle argomentazioni appane strumentale l’esposto presentato ieri mattina dai due parlamentari Nesci e Parentela sull’accordo tra Bambin Gesù e l’ospedale Pugliese di Catanzaro. Accordo che è stato rinnovato e non ha trovato al momento nessuna obiezione alle ultime sedute del tavolo di verifica per il piano di rientro. Probabilmente chi ha scritto l’esposto aveva più interesse a sollevare un polverone verso chi ha voluto quell’accordo e a tutela sindacalmente qualche dirigente medico. 

LEGGI LE TABELLE CON I RISULTATI REALI DELL’ACCORDO

Dopo il primo anno, e di dati sono nel nuovo piano operativo, gli esiti sono più che confortanti e la tendenza è confermata anche per il secondo. In particolare si è ridotta la mobilità passiva verso lo stesso Bambin Gesù, dove a fronte di un aumento della mobilità generale, si è registrata una riduzione di 50 ricoveri ordinari e 323 in Day hospital. In totale i ricoveri sono passati da 3.281 a 2.918. Inoltre è aumentata la mobilita regionale da altre province dando un’alternativa alle famiglie dei bambini. 

Ma partiamo ai motivi di questa intesa. La Calabria ha un alto numero di ricoveri nell’area pediatrica effettuati fuori Regione, nelle maggior parte dei casi si tratta di prestazioni di medio e bassa complessità che potrebbero farsi anche in Calabria ma le famiglie, evidentemente, o non si fidano, oppure manca l’offerta di servizi. La mobilità extraregionale di pazienti con età inferiore a 16 anni si concentra prevalentemente verso la struttura dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (circa il 30%), a seguire la struttura del Policlinico Universitario G. Martino di Messina (14% ed infine le altre strutture). 

Di fronte ad inutili trasferte verso strutture fuori regione per le famiglie con tutti i disagi economici e sociali, la giunta Scopelliti ha deciso di sperimentare un’azione di formazione e cura con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù trasferendo nel “Centro Pediatrico Specialistico” di Catanzaro gli standard di eccellenza, di attività, di processo e di prodotto indicati nelle normative vigenti e applicati a Roma. Il progetto tende non solo al recupero della fiducia nella struttura catanzarese ma anche un aggiornamento delle pratiche e dei processi operativi creando effetti virtuosi nell’intera rete pediatrica regionale. 

Quindi si tratta di trasferimento di know how (staff del Bambin Gesù ogni settimana si trasferisce a Catanzaro) di miglioramento delle procedure cliniche interne, di valorizzazione delle competenze interne, da cui ne consegue un miglioramento della qualità e quindi della fiducia dei cittadini verso le capacità regionali. Il costo del progetto è di 1 milioni di euro l’anno, cifra che come vedremo viene recuperata in parte con la mobilità e in parte con la riduzione dei ricoveri ordinari. In termini si costi sociali i 200 mila euro restanti superano abbondantemente i ricavi sociali per le famiglie e i bambini. E passiamo a numeri: La produzione di ricoveri in regime diurno nell’anno 2013 è più che triplicata rispetto l’anno 2011 (+537%) e si tratta di ricoveri di medio e bassa complessità. 

Sono stati ridotto i ricoveri in regime ordinario a cui è corrisposta una riduzione maggiore delle giornate di degenza, che ha comportato un abbattimento della degenza media del 30% e quindi dei costi. All’aumento della produzione nel triennio 2011-2013 corrisponde una diminuzione del valore della produzione di 400 mila euro rispetto l’anno 2011 che deriva dalla diminuzione del prezzo medio delle prestazioni erogate dalla strutture a seguito dell’aumento della produzione in regime diurno, a fronte della contrazione della produzione in regime ordinario, che genera un miglioramento dell’appropriatezza organizzativa nell’erogazione della prestazione con conseguente risparmio delle risorse. 

Passando all’attività ambulatoriale i numeri sono più che positivi: nel periodo gennaio-luglio 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno 2012 quando la convenzione con il Bambin Gesù non operativa, c’è stato un aumento del (+233%). Inoltre si è registrato anche un aumento della stessa attività del Pugliese che è diventata attrattiva su tutto il territorio regionale (+182%) principalmente dalla provincia di Cosenza e di Reggio che, anche per motivi geografici, sono le zone maggiormente soggette al ricovero extra-regione. A chi temeva che il Bambin Gesù potesse utilizzare questo accordo per reclutare pazienti per potarli a Roma è stato smentito dai fatti, solo l’1% dei bambini visitati è stato trasferito, si tratta di casi di alta specialità. 

Risultato ottenuto anche grazie ad una clausola inserita nell’intesa dal direttore generale dei tempo del Pugliese Elga Rizzo che imponeva ai medici ospedalieri di certificare l’impossibilità a fare quell’intervento a Catanzaro e la necessità del trasferimento al Bambin Gesù. Quindi l’esperimento (che è temporaneo) non solo è positivo ma rappresenta un modello anche per altre specialità a forte mobilità passiva per ridare fiducia nelle strutture calabresi.

 

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