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NON E’ mai bello autocitarsi ma in questo caso lo posso fare perché il titolo del mio libro ultimo, in libreria da pochi giorni non l’ho scelto io ma la casa editrice. Merito loro di avere centrato il problema: quando c’era la politica davvero non poteva accadere quello che abbiamo sotto i nostri occhi dopo il turno delle amministrative di domenica scorsa.

Ho in mente due casi (ma tanti se ne potrebbero fare): Catanzaro e Paola, dove è accaduto, sta accadendo e accadrà di tutto e di più, con un miscuglio di alleanze spurie e impurie nel nome del civismo, sacra parola che serve ormai per coprire tutto e in primo luogo l’assenza appunto della politica. Politica nel senso più alto del termine di battaglia di idee, di sentimenti, di animus.

Un tempo si sarebbe detto anche di ideologie ma cancelliamo quel termine sennò ci mettono in qualche lista di proscrizione! Ma se non ideologie almeno di idealità comuni, di sentire comune, di afflato simile!

Nulla di tutto questo: solo la ricerca del consenso purché arrivi, in modo che magari è meglio non sapere. E così nel sacro nome del civismo ecco partiti divisi su tutto, dalla tradizione all’attualità, che si presentano uniti magari mascherati da liste di vario nome, che insieme vanno alla conquista dei municipi. E spesso ci riescono pure ma a volte inciampano, si fermano per poi ripartire con altri miscugli.

Il frutto malato della situazione di oggi alla quale porre un rimedio subito, pena il riemergere sotto mentite spoglie del problema più grande: l’attacco alla democrazia e alla libertà, di cui godiamo da molti decenni e di cui non possiamo scordarci, se non vogliamo fare la fine di chi ci stava prima del 1945 dalle nostre parti.

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