La copertina del libro
2 minuti per la letturaCATANZARO – È nelle librerie il nuovo lavoro del giornalista calabrese Bruno Gemelli che ha per titolo “Il Pappagallo silenzioso”, metafora, tratta da una poesia di Aldo Palazzeschi. Ancora una volta Gemelli si misura con storie varie, dimenticate o sconosciute che, comunque, non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano. Una Calabria ignorata.
«Bruno Gemelli, uno dei decani del giornalismo calabrese – afferma nella prefazione Claudio Cavaliere – sovente trasporta nei suoi libri fatti storici e di costume di cui è a conoscenza, episodi che quasi sempre occhieggiano nei suoi articoli dove non possono trovare il giusto spazio ma che servono a rendere i suoi pezzi intriganti e solidi e a respingere sardonicamente politici arrembanti che si presentano nel panorama regionale calabrese come innovatori convinti che la Storia non abbia nemmeno un a.C. ma inizi con loro. Si tratta di storie quasi sempre misconosciute che concorrono a formare un genere letterario ibrido, una commistione di fatti storici e di costume con incursioni narrative e frammenti di saggio e pertanto particolarmente godibili, scritti con la leggerezza di un stylo rapid propria del giornalismo».
«Dopo aver dato alle stampe per ultimi Il grande otto, Lo strano delitto e L’ape Furibonda – prosegue Cavaliere – quest’ultimo scritto a sei mani, ci consegna adesso, undici nuove storie che al pari delle precedenti hanno come sfondo la Calabria. Ed è quasi certamente alla Calabria che fa riferimento il titolo da una poesia di inizio novecento cui Gemelli ha sottolineato l’aggettivo silenzioso, quasi a fare scontrare la realtà apparentemente silente della regione con la pienezza di storie, passioni, conflitti che da sempre si agitano nelle viscere di questa terra e che ci invita a guardare e a comprendere».
«Dal punto di vista stilistico e dei contenuti si tratta di undici prose brevi, corsivi di natura letteraria, coerenti con la natura complicata di questa terra, racconti tratti da persone, luoghi e periodi diversi ma comunque “verità” esemplari, ossia coerenti con la storia che da secoli macina questa regione ma pronti a produrre nel lettore uno scuotimento mentale benefico che generalmente si traduce in qualche “però…!”, “non avrei immaginato…”, “non lo sapevo…”, a conferma della particolare abilità dell’autore di scandagliare quel che abbiamo spesso sotto gli occhi ma che sfugge alla nostra conoscenza, il giornaliero che non fa notizia. Così è sicuramente nel racconto su Teresa Talotta/Anna Magnani del film Roma città aperta piuttosto che sul primo scrittore di mafia, Francesco Saverio Barillaro; sui disegni capolavoro del Codice Carratelli piuttosto che sulla vicenda del Vescovo Perantoni».
Tutte queste vicende che Gemelli, nel libro edito da Città del Sole, scova e insegue, vengono accomunate dall’aria di famiglia che si respira nelle pagine quasi a segnalarci che basta guardarsi intorno, sbirciare nei ricordi della propria vita, sfogliare le pagine dei quotidiani o un repertorio delle segnalazioni di incontri per cavarne delle storie importanti che qualcuno ha vissuto, altri hanno raccontato ma molti hanno dimenticato.
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