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CROTONE – Undici richieste di condanna nel processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta che nel novembre scorso portò all’operazione Turos, con cui la Dda di Catanzaro ritiene di aver fatto luce, oltre che su un vasto giro di usura ed estorsione tra Cutro, Isola Capo Rizzuto e Botricello, anche sui tentacoli dei clan del Crotonese che si erano allungati sull’asta di immobili pignorati che dovevano necessariamente tornare ai proprietari o essere aggiudicati a prestanome per sfuggire a eventuali sequestri antimafia.
Ma c’è anche un filone relativo a una presunta truffa dell’energia e in questo contesto spicca la richiesta di condanna a due anni per un ex dirigente del Comune di Crotone, Giuseppe Germinara, accusato di aver avuto un ruolo in un raggiro ruotante attorno a un parco eolico insieme a un gruppo di professionisti del Crotonese e del Catanzarese. Stessa pena è stata proposta per l’agente della Squadra Mobile di Catanzaro Antonio Lia accusato di aver indotto un suo collega, simulando finalità istituzionali, a interrogare la banca dati della polizia di Stato per verificare la presenza di informazioni su alcuni degli indagati.
La requisitoria è stata pronunciata dal pm Antimafia Paolo Sirleo dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro. La pena più alta, a 11 anni, è stata richieste per l’imputato chiave, Giuseppe Turrà ritenuto al vertice di un vasto giro di prestito a strozzo nell’area a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro, da Isola Capo Rizzuto a Botricello passando per Cutro e Belcastro. Dal tenore delle conversazioni intercettate si comprende il calvario patito da piccoli imprenditori vessati, fatto di minacce e pressioni psicologiche neanche tanto velate.
Dopo gli arresti di novembre, l’inchiesta si è ampliata col coinvolgimento di colletti bianchi, avvocati e pubblici ufficiali ma anche di uomini delle cosche. Tra le nuove accuse quella di esercizio abusivo dell’attività creditizia in relazione all’apertura di una finanziaria senza che alcuni degli imputati fossero muniti dell’iscrizione nell’elenco previsto dall’articolo 106, comma 1, decreto legislativo 385/93. Ma ci sono anche ipotesi di trasferimento fraudolento di beni, turbativa d’asta e riciclaggio con l’aggravante mafiosa ruotanti attorno a procedure esecutive immobiliari pendenti innanzi al Tribunale di Crotone. Uno degli immobili pignorati che doveva necessariamente tornare ai proprietari è quello per cui Rocco Devona, esponente apicale della cosca Megna del quartiere Papanice di Crotone per il quale sono stati chiesti 3 anni, prestò alle teste di legno, o presunte tali, il denaro occorrente per l’aggiudicazione.
Ma ecco l’elenco completo delle richieste formulate dal pm Sirleo, che, in particolare, ha sollecitato 11 anni per Giuseppe Turrà (52), di Cutro; 9 anni per Salvatore Lorenzano (44), di Cutro; 4 anni per Antonio Franco (46),di Isola Capo Rizzuto; 6 anni e 8 mesi per Antonio Grande (69), di Cutro; 4 anni per Domenico Grande (43), di Cutro; 2 anni per Maria Russo (53), di Botricello; 2 anni per Giuseppe Germinara (51), di Crotone; due anni per Rosario Caracciolo (49), di Cropani; 2 anni e 6 mesi per Raffaela Lavigna (42), di Crotone; 3 anni per Rocco Devona (38), di Crotone; 2 anni per Antonio Lia (57), di Catanzaro.
Altri 20 anni scelto il rito ordinario e sono già stati rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale penale di Crotone..
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