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POTENZA – «È finito il tempo dello sportello regionale a cui chiedere soldi. Per poi scapparsene, magari». Tutta la soddisfazione di Marcello Pittella per commentare la presentazione, ieri in sala Verrastro, delle “Tre cose concrete” in fatto di sviluppo, artigianato e scuola digitale. L’assessore Raffaele Liberali illustra gli interventi che ridisegneranno (tra spending review e revisione o cancellazione di strumenti esistenti ma inattivi) l’ammodernamento, l’attrattività e la formazione. Anzitutto una cifra: 65 milioni. Sono tanti gli investimenti che la giunta regionale, facendo leva sui Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate) di una delibera Cipe di febbraio-marzo, mette sul tavolo (35 in una prima fase). Si tratta di pacchetti integrati che interessano sia le strutture (da realizzare, da ampliare o da riattivare in caso di impianti dismessi) sia i servizi (marketing, strategia, produzione, organizzazione, finanza, e-commerce) senza dimenticare ricerca e innovazione. Ma ciò su cui punta la Regione – Liberali e Pittella lo ribadiscono più volte – è il criterio di premialità che in un certo senso screma le richieste di finanziamento alzando la soglia di accesso e creando a monte un sistema selettivo: la novità più lampante è l’obbligo di presentare un business plan che, avendo un costo, rappresenta quasi un gettone d’ingresso. «Non basta avere un’idea, da oggi bisogna certificarne sostenibilità e credibilità», chiosa l’assessore a Lavoro e Formazione.
Il bando sarà pubblicato il 1° maggio e le candidature potranno essere inviate dal 1° giugno, il finanziamento privato minimo è di 2 milioni (per ampliamenti, 4 per i nuovi investimenti) e il contributo massimo concedibile è di 7 milioni (oltre, scattano i meccanismi nazionali). In linea con l’approccio condiviso che muove il bando, il fondo perduto sarà un’opzione da inserire o meno nel business plan: così, hanno spiegato assessore e governatore, il bando sarà partecipato e non subìto e l’interazione darà un nuovo protagonismo al singolo investitore. Una seconda novità è la valutazione, ogni 40 giorni, delle proposte pervenute.
In un quadro di mortalità fisiologica, la Regione vuole «stimolare nuove nascite», sorride Liberali. Che cita anche casi di possibile “rinascita” come nel caso di Vibac, la multinazionale americana che ha lasciato Viggiano preferendo trasferirsi in Serbia. L’obiettivo è, al contrario, attrarre investitori internazionali facendoli confluire su settori prioritari come turismo e cultura ma anche bio-economia, chimica verde e agroalimentare, automotive, energia e studio-controllo del territorio.
Se tra i punti chiave viene inserito quello dei «criteri oggettivi di selezione» della candidature, l’impressione è che in passato gli stessi criteri fossero soggettivi. Pittella in un certo senso rivendica il cambio di rotta rispetto a un passato anche recente in cui «dovevamo prorogare i bandi, in alcuni casi inseguire le aziende». E s’intesta l’operazione di pulizia che ha visto la cancellazione, in giunta, di qualche bando spirato prima di partire. «Questi pacchetti integrati di sviluppo permetteranno di ampliare gli ambiti e le opportunità già sperimentate con Smart Specialization Strategy».
e.furia@luedi.it
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