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I giornali raccontano le due Italie: quella proiettata al futuro e trainata dal mega-evento Expo al via domani (un sistema con qualche falla, come dimostra da ultimo un reportage uscito oggi su Repubblica a firma Corrado Zunino, che fa il paio con quello di Fabrizio Gatti sull‘Espresso della scorsa settimana) e quella che trova nel tratto lucano-calabrese dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria una strozzatura dalle prevedibili ripercussioni sul traffico estivo. Intanto, prove di disagio nel lungo ponte del primo maggio che parte stasera. Ma qualcosa si muove: sono 12 gli avvisi di garanzia che la Procura di Castrovillari ha notificato ad un dirigente dell’Anas, ai responsabili del general contractor Ital-Sarc e dell’impresa per la quale lavorava l’operaio rumeno 25enne Adrian Miholca, precipitato il 2 marzo scorso mentre stava lavorando sul Viadotto Italia. Fin qui le novità di carattere giudiziario. Sul fronte della messa in sicurezza (qui un aggiornamento) l’Anas è al lavoro, in collaborazione con la Procura di Castrovillari, per riaprire quanto prima possibile al traffico il tratto dell’A3 compreso tra gli svincoli di Laino Borgo e Mormanno (dal km 153,500 e 164,500). Ieri, dopo l’avvio delle operazioni peritali sul viadotto Italia, l’Anas e i consulenti della Procura hanno discusso, presso l’ufficio di alta sorveglianza, la bozza del progetto di rimozione delle macerie. L’Anas e il contraente generale hanno evidenziato l’estrema urgenza di avviare le operazioni secondo il progetto presentato, assicurando che le attività consentiranno il rispetto delle esigenze probatorie richieste dai consulenti della Procura. Le attività prevedono l’invio formale del progetto di demolizione alla Procura entro la prossima settimana in modo da poter pervenire già l’8 maggio all’avvio delle operazioni di cantiere.
Sul fronte politico, è interessante confrontare sulla Stampa l’analisi tranchant di Federico Geremicca (“L’incoerenza dei separati in casa del Pd”) e il Taccuino di Marcello Sorgi, secondo cui il malessere all’interno del Pd non indebolisce premier e partito. Intanto, Repubblica intervista Roberto Speranza: «I no al voto finale saranno di più, adesso possiamo sfidare il premier», dice l’ex capogruppo pd alla Camera che ha deciso di dimettersi proprio dopo la rottura sul caso Italicum. «Lo studio sa di pittura fresca – scrive Tommaso Ciriaco –. Più che essenziale è spoglio perché Speranza non ha ancora completato il trasloco». Il deputato potentino ribadisce che non ci sarà alcuna scissione né un Ulivo bis né serve un congresso, come invece ritiene Alfredo d’Attorre. «Riflettiamo su un partito che attira critiche dalla Camusso e lodi da Bondi e Verdini», ironizza prima di tornare al tormentato (non) voto di ieri: «Non è stato facile non votare la fiducia, ma abbiamo reagito a una violenza. Non sono pentito di essermi dimesso di fronte a delle scelte sbagliate».
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