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Raccontano che la vera forza di Ciriaco De Mita fosse quella di non perdonare mai il nemico. Mai alzare di fronte a esso, schierato sul fronte opposto, bandiera bianca. Adesso che è scomparso all’età di 94 anni, si colgono gli aspetti migliori, ce ne sono tanti in una persona che ha vissuto così a lungo. Se da un lato aveva un’inesauribile curiosità intellettuale, dall’altro, racconta l’onorevole Osvaldo Napoli, «con lui ci sentivamo come i vietcong, costretti nelle paludi a respirare con una cannuccia sotto il pelo dell’acqua. Come si tentava di uscire per respirare, De Mita trovava il modo di schiacciarci».

All’epoca Napoli militava in Forze nuove di Donat Cattin, e De Mita, non ne faceva passare una. «Aveva metodi spicci nella conquista e nella gestione del potere. Era la debolezza dell’uomo. Ebbe modo di conoscerla anche il nostro ambasciatore a Mosca, Sergio Romano. Questo nulla toglie all’intelligenza della persona».

IL DDL CONCORRENZA

Se la politica perde un cavallo di razza, testimone degli anni ’80, guadagna un percorso agile con un governo che sembra uscito dal pantano nel quale si era infilato senza sapere bene cosa fare. Sulle concessioni balneari sembra si sia trovata la quadra, anche da parte della Lega. Proprio nel giorno in cui Draghi ha gelato tutti affermando che il suo governo “finisce qui”. Enrico Letta è arrivato subito dopo per sostenere che l’esecutivo «non cade su questo, ma le riforme vanno fatte per il Pnrr».

Il Ddl Concorrenza è stato approvato dalla commissione Industria del Senato, il testo ora passa per l’approvazione finale all’Aula di Palazzo Madama. La discussione è già calendarizzata per lunedì 30 maggio. Si farà tutto in un giorno solo. La riformulazione dell’emendamento dell’articolo 2 ha sciolto le briglie un po’ a tutti. Con gran soddisfazione di Gilberto Picchetto, vice ministro dello Sviluppo economico, autore della riformulazione dell’emendamento. L’impasse è stata superata attraverso una modifica alla parte relativa agli indennizzi. Scompare ogni riferimento alle modalità di calcolo che dovranno essere definite dai decreti delegati.

L’ALTOLÀ DI DI MAIO

Mentre questa vicenda si stava sciogliendo, Mario Draghi, intervenendo al congresso Cisl in corso a Roma, puntualizzava dal palco: «Il governo è qui per servire l’Italia, non per stare fermo. Ci siamo mossi con rapidità per tutelare i lavoratori di fronte alle molte crisi degli ultimi anni».

Sempre in quei frangenti, il ministro Luigi Di Maio, lanciava ai suoi un altolà: «Il governo deve arrivare fino alla fine. No al Papete 2». Nell’ultima trattativa si stava stringendo sugli indennizzi. Comunque Draghi lanciava un altro appello a correre, sul Pnrr. E il premier ha giudicato le comunali un banco di prova necessario.

A sua volta, Toti, governatore della Liguria, parlava «di un’alleanza larga anche dopo il voto, i partiti si ispirino al modello Draghi». Forte è stata la soddisfazione negli ambienti della maggioranza. D’altra parte, Draghi, è stato fermo e determinato sull’approvazione entro fine maggio, con o senza accordo di maggioranza sui balneari.

I PASSI AVANTI

Gilberto Pichetto, vice ministro allo Sviluppo, ha detto che lo scioglimento di quest’ultimo nodo, ne scioglie a cascata tanti altri. «Questo mese è stato particolarmente intenso, perché i temi affrontati durano da decenni. Quello dei balneari è addirittura secolare». E ha continuato sostenendo che i balneari sono un grande motore di sviluppo del Paese. «Il suo peso è notevole nel Paese, su questo 13% del Pil. Abbiamo davanti un’autostrada, bisogna saper cogliere le opportunità. Il dare una regolamentazione seria che salvaguardi, da un lato, la parte migliore che c’è, ma crei, dall’altro lato, anche le opportunità per crescere ancora. Non è questione che va circoscritta ai soli operatori, ma è una questione che riguarda l’intero Paese».

I passi avanti che si sono fatti sono l’avvio delle votazioni in commissione che mettono in salvo il Ddl Concorrenza e l’accordo sui tempi. Ma si stabilisce un principio: le spiagge appartengono al demanio. Curioso è l’aspetto del voto. Giorgia Meloni ha definito «ridicolo e vergognoso» l’accordo sul Ddl Concorrenza, per Gasparri «è grande vittoria».


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