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Domani, 24 novembre, è il “Buy nothing day”: per 24 ore milioni di persone in tutto il mondo si sottraggono volontariamente alla frenesia consumistica – perché ve ne sono già milioni e milioni che sono costretti a sottrarvisi involontariamente per 8760 ore all’anno – con l’idea di partecipare a una protesta dal vago retrogusto hippy.
Bene: il pieno alla macchina l’ho fatto oggi, e se il consumo è concesso, domani sarò in regola. Devo solo arrivare nell’orto con le bietole, le verze e le scarole.
Al di là dell’ironia, da anni quasi tutti gli economisti, anche quelli di sinistra (addirittura anche quelli presi a icona di certe politiche economiche progressiste) vanno dicendo che nei momenti di recessione il consumo e il sostegno della spesa sono l’unica via di scampo. E ne sono convinto anch’io; perciò da domani – anzi: da oggi – sarebbe meglio aderire a un tipo di comportamento d’acquisto critico, etico e solidale, piuttosto che non spendere affatto.
Nessuno me lo chiede, ma se qualcuno lo facesse, per esempio per domani suggerirei: visita agli splendidi paesini del Pollino; acquisto di bocconotti e lenticchie di Mormanno, di fagiolo bianco “poverello” di Rotonda; eccetera eccetera.
Buon “Buy thinking day”.
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