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Vladimir Putin e Joe Biden

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L’urgenza del mondo di oggi è il cessate il fuoco in Ucraina e la costruzione diplomatica della pace che liberi l’Ucraina e il mondo intero dalla tenaglia delle tre grandi crisi – inflazionistica-monetaria, energetica e soprattutto alimentare – che rivoluziona l’ordine mondiale e arreca danni economici e sociali mai conosciuti prima. Solo i mezzi diplomatici possono condurre alla pace. Bisogna che l’Europa faccia un altro Recovery di guerra ad horas per pagare con nuovo debito comune i danni reali subiti in tutti i singoli Paesi europei. Ha fatto bene Draghi a chiedere e ottenere che gli Usa riaprissero un dialogo diretto con la Russia. Fa benissimo a battersi ogni giorno per una nuova Europa federale che affianchi il suo esercito a quello americano, unifichi finalmente politica estera e di bilancio, e si spenda per la pace con un peso nuovo all’altezza della sfida. Farebbe bene Draghi a cercare un filo diretto attraverso figure autorevoli italiane nel rapporto con Xi Jinping in modo anche sotterraneo perché la Cina non può continuare a rimanere alla finestra di questo conflitto che si svolge nel cuore dell’Europa ma ha ormai acquisito la fisionomia di un conflitto globale. Altrimenti si rischia di portare alla fame i popoli africani e consegnare il dominio del mondo ai regimi autocratici con in testa la Cina che “assorbe”l’India e esautora la Russia

C’è una frase che Romano Prodi è solito ripetere. È una frase di Alessandro Manzoni che si adatta bene ai nostri tempi: il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune. L’urgenza del mondo di oggi è il cessate il fuoco in Ucraina e la costruzione diplomatica della pace come atto di responsabilità di un processo che difenda le ragioni dello Stato sovrano libero aggredito da Putin, ma liberi l’Ucraina e il mondo intero dalla tenaglia delle tre grandi crisi – inflazionistica-monetaria, energetica e, soprattutto, alimentare – che può rivoluzionare l’ordine mondiale e arrecare danni economici e sociali mai conosciuti prima. Solo i mezzi diplomatici possono condurre alla pace di cui il mondo intero ha oggi vitale bisogno ai fini della sopravvivenza almeno per quello che è stato fino a oggi pur con tutto il suo carico oggettivo di disparità e di iniquità.

Questa guerra lunga piena di crimini e di genocidi se non si trova un modo per fermarla può portare alla fame i popoli africani e consegnare il dominio del mondo ai regimi autocratici con in testa la Cina che assorbe l’India e esautora la Russia. Può fare vivere all’Europa la sua stagione di dissoluzione, portare l’America all’Orso di Wall Street e in recessione oltre che in una profonda crisi di identità, consegnare l’Italia alla sua terza recessione in meno di quindici anni e alla crescita abnorme di tutti gli squilibri di ordine territoriale, generazionale e di genere. Una tragedia.

In Africa oggi, non domani, 378 milioni di persone soffrono la fame per lo stop all’export di grano dopo la guerra in Ucraina, è una corsa contro il tempo e i rincari per i 30 miliardi di aiuti della comunità internazionale. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, persona cauta per carattere e ruolo, ha dichiarato che un quarto degli inglesi salta un pasto al giorno per risparmiare, che le bollette sono rincarate del 56%, che l’inflazione ha toccato il 9% ma veleggia verso lidi fino a ora inesplorati, che l’indice di fiducia dei consumatori ha toccato il minimo storico da mezzo secolo, che la sterlina ha perso l’8% sul dollaro e resta nel mirino dei trader. Richiesto di un commento sullo scenario dell’Inghilterra dopo la Brexit e la guerra in Ucraina, ha detto testualmente: “lo scenario è apocalittico”. L’Europa non si può neppure permettere di parlare di embargo al gas russo e, caso Eni docet, deve usare il trucco del doppio conto perché ai russi il pagamento finale arrivi in rubli. È vero che per loro, i russi, questi rubli sono la sopravvivenza in un’economia stremata dalle sanzioni dell’Occidente fino a viaggiare verso minimo di 10% di Pil in meno, ma è altrettanto vero che se l’Europa oggi non si piegasse al diktat gasiero-monetario di Putin andrebbero per aria le sue principali economie a partire da quelle tedesca e italiana.

Capirete che la frase del Manzoni spiega meglio di ogni altra la situazione del momento. Dove semplicemente avventurarsi a ipotizzare una soluzione equilibrata che ponga fine a questo conflitto di civiltà si scontra contro il senso comune dominante. La ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, è rimasta muta. L’elenco infinito di leader politici europei, americani, specificamente italiani, diciamo tutti, che sono stati protagonisti di un processo che puntava a tenere la Russia attaccata all’Europa per evitare di consegnarla mani e piedi alla Cina, o viaggiano sotto traccia o corrono a fare i primi a condannare in modo sacrosanto l’errore spaventoso di Putin.

Senza che nessuno approfondisca mai che in Cina ci sono un miliardo e 400 milioni di persone, un quinto dell’umanità con il 6% delle superfici coltivabili, e che è dunque da anni impegnata a fare la caccia alle materie prime dell’Africa e dell’America latina. Che l’India ha bisogno delle armi russe per difendersi dalle armi cinesi. Sono cose che avvengono e che non possono essere banalizzate perché se non comprese e contrastate conducono a un dominio mondiale autocratico che è addirittura scritto nei fatti in divenire senza che nessuno dica niente.

Quello che conta oggi e preoccupa è che la Cina è ancora alla finestra del grande conflitto di civiltà che sta ridisegnando l’ordine mondiale. Quello che conta oggi è che nel consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sono rappresentate la Francia e l’Inghilterra ma è totalmente assente l’Europa. La politica estera è diventata sempre più politica interna nelle democrazie e se non c’è vera solidarietà tra i Paesi europei e tra questi e gli Stati Uniti gli spazi di manovra per gli sforzi diplomatici dell’Occidente e un dialogo vero tra Zelensky e Putin si restringono inesorabilmente.

Non si scherza più e bisogna che l’Europa faccia un altro Recovery di guerra ad horas per pagare con nuovo debito comune i danni reali subiti in tutti i singoli Paesi europei. L’Italia ha una guida rispettata di qui e di là dall’Atlantico e ha già fatto molto di più di quello che si potesse solo immaginare per un Paese che è stato nella storia del passato greco-romano una grande potenza mondiale, ma da tempo non lo è più, resta oggi ancora il grande malato d’Europa e paga più di ogni altro i contraccolpi delle restrizioni di politica monetaria inevitabili per contrastare il mostro inflazione.

Ha fatto bene Draghi a chiedere e ottenere che gli Usa riaprissero un dialogo diretto con la Russia. Fa benissimo a battersi ogni giorno per una nuova Europa federale che affianchi il suo esercito a quello americano, unifichi finalmente politica estera e di bilancio, e si spenda per la pace con un peso nuovo all’altezza della sfida. Farebbe bene a cercare un filo diretto attraverso figure autorevoli italiane anche nel rapporto con Xi Jinping in modo anche sotterraneo perché la Cina non può continuare a rimanere alla finestra di questo conflitto che si svolge nel cuore dell’Europa ma ha ormai acquisito la fisionomia di un conflitto globale.

Per costruire davvero la pace serve che Stati Uniti e Russia tornino a dialogare, ma anche che Cina e Stati Uniti lo facciano. Questo ci dice il buon senso manzoniano che deve dare ai Capi della Terra la forza di sbattersene del senso comune e di cominciare a fare le cose sul serio. Perché la posta in gioco è troppo alta.


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