La conferenza stampa di ieri mattina a Potenza
3 minuti per la letturaPOTENZA – Diciassette arresti, 10 in carcere e 7 ai domiciliari, e due obblighi di dimora tra Bernalda, Pisticci e le province di Taranto, Bari e Roma. Per «un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, armi ed esplosivi» guidata dalla pisticcese Loredana Tauriello, 38anni, che incuteva «timore e terrore», con «pestaggi, minacce, violenze ed attività di ritorsione».
È questo il bilancio dell’ultima indagine condotta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, che aveva già portato, a ottobre dell’anno scorso, al «fermo d’indiziato di delitto» emesso nei confronti di Tauriello, del fratello Pasquale e di un altro uomo, considerati «i vertici dell’organizzazione».
Le accuse contestate nell’ordinanza di misure cautelari appena eseguita, nei confronti di 19 persone complessive, sono di associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, concorso in detenzione e porto illegale di esplosivi.
LEGGI ANCHE: Loredana Tauriello, l’ascesa della nuova lady mafia
In una conferenza stampa convocata ieri mattina dal procuratore capo della Dda di Potenza, Francesco Curcio, si è evidenziato, tuttavia, che sono oltre 30, in totale, le persone coinvolte nell’inchiesta. Curcio ha anche spiegato che nei due comuni del Materano nei quali il sodalizio gestiva delle vere e proprie piazze di spaccio di droghe pesanti e leggere, Bernalda e Scanzano Jonico: «si era creato un vuoto criminale» a seguito degli arresti che avevano portato, nel 2018 e nel 2019, a sgominare altri due clan, uno dei quali, quello degli scanzanesi guidati dall’ex carabiniere Gerardo Schettino, collegato in maniera diretta Loredana Tauriello, imputata a sua volta per associazione mafiosa nel processo appena arrivato alle battute finali, a Matera.
Le misure cautelari eseguite ieri hanno interessato anche un terzo fratello, Sandro Tauriello (in carcere) e la madre di tre, Italia Ciurlia, di 67 anni, finita ai domiciliari. L’associazione – hanno spiegato ancora gli inquirenti – acquistava la droga nelle province di Taranto e Bari e usava gli esplosivi per incutere timore nei rivali e, in una circostanza, è stato necessario l’intervento degli uomini dell’Arma per scongiurare un attentato ai danni di una persona che era ritenuta dal clan un informatore dei Carabinieri.
Curcio ha definito emblematica della protervia del gruppo anche la «triste vicenda» dello sfruttamento di un bambino di undici anni utilizzato come pusher, perché «non richiamava l’attenzione delle forze dell’ordine». Ma non sono passati inosservati, per qualificare lo spessore criminale di Tauriello e soci, gli strumenti adoperati per ingannare gli inquirenti, come l’uso di walkie talkie per comunicare senza essere ascoltati. Proprio in alcune intercettazioni ambientali, poi, si sarebbe sentito chiaramente lo «scarrellare» di una pistola semiautomatica. Di qui la convinzione che il gruppo fosse anche armato.
Sulla presenza della donna al vertice del nuovo clan di Scanzano, il procuratore ha evidenziato come «le donne oramai da tempo assumono un ruolo di rilievo nelle organizzazioni criminali». Anche in Basilicata. Quanto al giro di affari criminali preso di mira, rende bene il quadro tracciato dai carabinieri di Pisticci e trascritto nell’ordinanza di misure cautelari.
«Tutti i membri della famiglia Tauriello conducono un tenore di vita nettamente superiore alle proprie possibilità». Questa la relazione dei militari. «Sono numerose le conversazione che evidenziano continui acquisti e spese (continui acquisti on line, acquisto di motocicli, interventi di odontoiatria, acquisto di diversi veicoli per i componenti dell’organizzazione, lavori edili presso l’abitazione, trattamenti di chirurgia estetica, creazione di buoni fruttiferi, acquisto di scarpe di lusso, acquisto di una cucina “Lube”, cene in ristoranti etc».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA