L'incendio dell'auto di Maria Antonietta Rositani, a Reggio Calabria, il 13 marzo 2019
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – È stato condannato a 18 anni e 8 mesi di carcere Ciro Russo, l’uomo che tre anni fa tentò di uccidere la ex moglie dandole fuoco.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha confermato la sentenza di primo grado del luglio 2020 aggiungendo 8 mesi per la continuazione con una condanna per maltrattamenti nei confronti della moglie rimediato in passato.
Russo il 13 marzo 2019, era evaso dai domiciliari che stava scontando a casa dei genitori a Ercolano (Napoli) per recarsi a Reggio Calabria per cercare di uccidere la ex moglie Maria Antonietta Rositani. Speronò la sua auto, le versò benzina addosso e le diede fuoco. Antonietta Rositani si salvò solo grazie alla sua forza d’animo ed alla sua voglia di vivere. Uscì dall’auto avvolta dalle fiamme e si gettò in una pozzanghera mentre il suo ex marito le gridava «devi morire». La donna riportò gravissime ustioni che le ricoprivano il 50% del corpo ed è uscita dal Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria solo dopo 20 mesi e dopo avere subito decine di interventi chirurgici.
Al termine della camera di consiglio, la Corte ha accolto la richiesta del procuratore generale Gerardo Dominijanni e del sostituto pg Francesco Tedesco. Russo, dopo avere tentato di uccidere la ex moglie fuggì. Fu bloccato dagli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria che lo rintracciarono il giorno dopo nei pressi dell’ospedale. Secondo l’accusa, quella di Russo fu un’azione pianificata. Nella sentenza di primo grado, infatti, il gup del Tribunale di Reggio Calabria Valerio Trovato ha scritto che l’imputato ha pianificato «nel dettaglio il progetto criminoso». Durante il viaggio da Ercolano a Reggio, «avrebbe potuto recedere dalla volontà di portare a compimento il piano. Invece, giunto in città ha contattato la moglie per verificare che fosse in casa, si è posto al suo inseguimento e, dopo averla trovata, ha realizzato la sua vendetta». Una tesi sostenuta anche dalla Procura generale e dall’avvocato Alessandro Elia, che assiste Antonietta Rositani costituita parte civile.
«DONNE DENUNCIATE»
«Donne non arrivate a questo punto. Non è una vittoria 18 anni di carcere. Non è bello sentirselo dire dopo che hai avuto dei figli dall’uomo che amavi. Mi auguro che voi abbiate la forza di denunciare per non arrivare a fare passare a tutti quello che sto passando io».
Lo ha detto Maria Antonietta Rositani a commento dell’udienza. «Diciotto anni di carcere – ha commentato la donna visibilmente commossa – sono la pena minima dopo quello che ha fatto a me e a tutta la mia famiglia. Mi auguro che se li faccia tutti».
«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia italiana – ha detto il padre di Maria Antonietta, Carlo Rositani – nonostante quello che abbiamo passato in questi tre anni continuiamo ad avere fiducia nella giustizia italiana. La giustizia era che Ciro Russo ha sbagliato, è colpevole e ha tentato di uccidere mia figlia, la mamma dei suoi due figli. Ciro Russo deve purtroppo pagare. Dico purtroppo perché sono un papà che non avrebbe mai voluto che a sua figlia succedesse qualcosa del genere».
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