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Tanto tuonò che non piovve. Almeno per ora. La scure del governo sui Comuni ancora non è quantificabile: il premier conta di fare pace coi sindaci, e nel vertice di ieri con l’Anci ha promesso che il Def approvato oggi dal consiglio dei ministri (manovra da 10 miliardi) non avrà nessun nuovo taglio per i Comuni. È una buona – o quasi – notizia che occupa i tagli medi di tutte le prime, monopolizzate dalla strage in tribunale a Milano presentata con titoli a tutta pagina (la Gazzetta di Basilicata dedica un articolo alla sicurezza del tribunale di Potenza, dove «c’è la percezione che si possa stare tranquilli»).
Potenza, riporta il Corriere della Sera, è la 12esima città metropolitana sulle prime 15 dove il conto per singolo abitante (8,53 euro) è più alto in relazione ai tagli delle risorse statali: sul capoluogo lucano la cifra grava più che a Genova, Milano e Bologna. La testata di via Solferino aggiunge un altro dato: quello delle addizionali regionali Irpef. In Basilicata, per i 243.254 contribuenti il gettito procapite per il 2015 è pari a 269 euro, con un aumento dell’8,9% sul 2014. In fatto di aumenti, è la quinta regione su scala nazionale dopo Piemonte, Lazio, Liguria e Umbria.
«Il Def c’entra poco, ma non è affatto detto che i progetti inseriti nelle bozze non si traducano poi in nuovi tagli. Nel testo – si legge sul Fatto Quotidiano – è previsto che venga superato il criterio della spesa storica (i Comuni ricevono quanto hanno speso in passato) per passare a un calcolo su quanto servirebbe loro se fossero efficienti (già quest’anno il 20% dei trasferimenti sarà assegnato così). Un vantaggio per gli Enti virtuosi, meno per quelli (specie al Sud) in difficoltà». Mercoledì prossimo l’Anci potrebbe portare sul tavolo del governo una rimodulazione più equa dei tagli (attualmente sono 774 mln per le Province, che denunciano tagli nel Def per 5 miliardi, e 256 per le Città metropolitane).
Repubblica fornisce un elemento in più, collegato al Documento di programmazione economica: il governo dimezza le grandi opere (realizzazione “prioritaria” solo per 25 su 51) dopo un esame costi-benefici. Due opere viarie tra quelle che hanno avuto l’ok interessano la Basilicata: la statale 106 jonica (6,318 miliardi di euro in progettazione e 1,081 in realizzazione) e l’autostrada Salerno-Reggio Calabria (3,079 e 1,194) con la fine dei lavori indicata rispettivamente nel 2018 e nel 2017. Cifre e scadenze, quelle riferite all’A3, che cozzano con la percezione che la “grande opera” ha presso gli utenti dopo il crollo che ha quasi isolato la Calabria. Il quotidiano web Corriere della Calabria ieri, a oltre un mese dal crollo del viadotto tra Laino e Mormanno, ha lanciato una campagna con tanto di hashtag #liberiamolacalabria. Il neoministro alle Infrastrutture Delrio si è detto «disponibile ad affrontare il problema» nel corso di un colloquio telefonico con il governatore calabrese Oliverio.
Meridionalismo e classe dirigente attuale, Sud scomparso dall’agenda politica: una riflessione a cui, complice l’andatura turistica e il calo di tensione, potrete dedicarvi ancora meglio proprio se avrete la (s)fortuna di percorrere la deviazione dell’A3 a cavallo del Pollino; noterete, a Laino, una bella targa a indicare la strada intitolata a Pietro Mancini senior. L’altro ieri, in una lettera a Repubblica, Pietro Mancini jr ricordava i 13 anni della scomparsa del padre Giacomo riportandone uno scritto-manifesto: «Ho tentato di infrangere il cerchio di omertà, di far capire che i mali del Sud andavano attribuiti anche alla classe dirigente meridionale. Prima, il Mezzogiorno era un cimitero di opere non ultimate. Io ho dato la prova che alcune cose si possono fare, nei tempi giusti. E che, con impegno e capacità, la questione meridionale può uscire dai polverosi “libri dei sogni”».
A proposito di classe dirigente, ampio spazio sui giornali locali alla “Rimborsopoli” potentina: le parole dei primi testimoni in aula («Così i politici intascarono i rimborsi») e la Corte dei Conti che acquisisce scontrini e fatture dell’ultimo anno disponibile. Qualche testata nazionale, restando nel campo degli scandali in Regione, riporta la notizia dell’assoluzione di Giovanni Errani, fratello dell’ex governatore emiliano Vasco, in secondo grado: era stato accusato di truffa ma il fatto ipotizzato – in seguito al quale Errani si dimise – non sussiste. Vasco Errani era stato a sua volta condannato per falso ideologico per aver inviato in Procura una relazione sul finanziamento di un mln di euro alla coop Terremerse del fratello. Relazione, secondo la Procura, costruita ad arte per aiutare il fratello a nascondere la presunta truffa: condannato in primo grado, Giovanni è stato assolto in Appello: non ha intascato soldi illecitamente.
Nel dibattito sull’Italicum, dopo la raccolta di firme del lucano Speranza è la volta di Alfredo D’Attorre. L’esponente di punta della minoranza dem, nato a Melfi nel 1973, trova «grave che il ministro Boschi non abbia escluso l’ipotesi della fiducia. Con la fiducia si aprirebbe un problema politico ben più ampio, rispetto al dissenso sulla riforma elettorale». Continua Repubblica: D’Attorre nei giorni scorsi aveva ventilato una possibile richiesta di voti segreti ma adesso approva l’invito della Boschi a combattere battaglie a viso aperto: «Come ho ripetutamente detto nei giorni scorsi, la minoranza del Pd non si rifugerà dietro il voto segreto».
Notizie da weekend per alleggerire un po’: è la pasta il vero strumento d’integrazione – scrive la Gazzetta dello Sport –. L’83% dei “nuovi italiani”, infatti, la consuma con regolarità (con punte dell’89% tra chi arriva dall’Est Europa). Le cifre della ricerca Doxa per Etnocom: 4,5 milioni di persone ne consumano in media 26 chili pro capite all’anno, il 70% sceglie i marchi noti, una scelta “identitaria” che fa sentire più italiani.
«Il pop si è fermato a Eboli» titola il Mattino, che ha intervistato Cesare Cremonini: il cantautore bolognese pubblica il live di “Logico” (in vendita dal 26 maggio) e torna in tour, ma polemizza con Napoli che, pur essendo «la capitale della musica, non ha spazi adatti». Ecco che il 5 novembre, l’ex frontman dei Lùnapop si “fermerà” al PalaSele di Eboli. Si ferma al Petruzzelli invece, anzi parte da lì, il talento del musicista di Pisticci Raffaele Bifulco, che suona il flauto traverso dall’età di 8 anni e, dopo aver lavorato col maestro Riccardo Muti partecipando con lui anche al festival di Salzburg, ricopre il ruolo di primo flauto nel teatro barese, uno dei più importanti d’Italia. La notizia apre la sezione Cultura e Spettacoli della Nuova.
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