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LAMEZIA TERME – Prima della richiesta del carcere a vita nei suoi confronti del pm, ha rilasciato dichiarazioni spontanee chiedendo scusa ai familiari della vittima. Subito dopo ha preso la parola il pm Emanuela Costa, la quale al termine della sua lunga requisitoria ha chiesto l’ergastolo per Giuseppe Guadagnuolo, 58 anni, venditore ambulante di patate, il quale confessò di aver ucciso nella tarda serata del 20 ottobre 2019 davanti la chiesa della Madonna delle Grazie, Angelo Pino, 52 anni, agente penitenziario in pensione, che pagò con la vita la relazione sentimentale intrapresa con la ex moglie Guadagnuolo.

La stessa, Iolanda Vescio, è imputata per la ricettazione e la detenzione dell’arma utilizzata per l’omicidio (in particolare sarebbe stata a conoscenza conoscenza della detenzione dell’arma del delitto nell’abitazione coniugale) e per lei il pm ha chiesto 1 anno e 6 mesi.

Dopo le richieste del pm alla Corte di Assise di Catanzaro, è stato il turno dell’avvocato Renzo Andricciola, difensore della famiglia Pino costituitasi parte civile, il quale ha insistito per la pena massima e il risarcimento del danno.

L’avvocato Raffaele Mastroianni, difensore di Iolanda Vescio, ha concluso chiedendo per l’assoluzione della sua assistita, mentre l’avvocato Antonio Larussa, legale di Guadagnuolo, ha chiesto l’esclusione della premeditazione e delle aggravanti contestate. La Corte ha aggiornato la prossima udienza al 24 maggio quando saranno consentite eventuali repliche prima della sentenza.

Come si ricorderà, Guadagnuolo confessò il delitto, dichiarando anche che la sua ex moglie lo aveva denunciato ai carabinieri il 14 ottobre 2019, sei giorni prima dell’omicidio, perché si era accorta che lui da tempo la seguiva non accettando la separazione.

GUARDA IL VIDEO: Le riprese che inchiodano l’assassino

Angelo Pino

L’omicida confessò dopo essere stato incastrato dalle immagini delle telecamere private di videosorveglianza (che ripresero il percorso dell’auto della vittima e dell’omicida che seguiva il suo “obiettivo”) dalle impronte digitali rilevate dai carabinieri sul finestrino lato guida della Fiat Sedici della vittima, da una intercettazione ambientale in cui l’assassino di Pino parla con la figlia nella sala d’attesa della compagnia dei carabinieri in attesa di essere interrogato in cui ammette alla figlia di aver compiuto l’omicidio.

Guadagnuolo portò anche i carabinieri sul luogo dove aveva abbandonato la pistola (contrada Elemosina) e i vestiti indossati durante il delitto che l’omicida bruciò. Il killer per gelosia raccontò tutti i particolari della serata di sabato 20 ottobre 2019 conclusasi con l’omicidio. Guadagnuolo riferì ai carabinieri che quella sera era andato a caccia (armato) della ex moglie e di Pino, andando a Falerna e in località “pesce e anguille” di Gizzeria.

Tornando a Lamezia, transitando con la sua Hyundai Atos casualmente in via Settembrini vide l’auto della ex in sosta vicino la caserma dei carabinieri di Sambiase. Si appostò fino a quando notò la ex moglie scendere dall’auto della vittima e da qui seguire Angelo Pino fino all’azione di morte, sparando 3 colpi di pistola contro la vittima freddata al posto di guida dicendo alla vittima, prima di premere il grilletto – come lui stesso raccontò – «bastardo! ti sei divertito».

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