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Per i millennials la libertà, nelle sue varie espressioni, viene prima di tutto. Oltre il 33% dei ragazzi italiani tra i 18 e i 36 anni, più di uno su tre, dovendo scegliere non vi rinuncerebbe, preferendola in percentuale più significativa all’amore – al primo posto viceversa per il 28% –, ai soldi (20%), alla bellezza (8,7%), al potere (6,4%) o alla fama (3,9%). È il risultato dell’Indagine “La Libertà per i millennial italiani”, realizzata dai sondaggi GimmeLike per Kérastase su un campione di 2mila persone, rappresentativo della popolazione italiana tra i 18 e i 36 anni e di ogni regione italiana.

Fra tutte, viaggiare è l’attività che è mancata di più. Più di un ragazzo delle scuole secondarie su due ne ha sofferto (51%) durante la pandemia. Ha pesato anche moltissimo non poter uscire liberamente (49%) e il divieto di frequentare feste, cene con gli amici e aperitivi (48%). E ancora, non poter praticare lo sport (42,9%). L’arrivo del Covid 19 ha sconvolto la vita relazionale dei giovani e giovanissimi, con un’irruzione repentina nelle loro abitudini quotidiane, di studio e di vita, a causa del confinamento imposto per il contenimento del contagio.

Oltre sette ragazzi su dieci, il 70,2%, hanno trovato più faticoso seguire le lezioni a distanza. Il distanziamento sociale ha prodotto un crollo nelle frequentazione degli amici (giù del 50,5%) e un aumento del 69,5% fra i ragazzi del ricorso a chat e social media per comunicare. Per cogliere la portata di questi cambiamenti l’Istat ha intervistato un ampio campione di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado nell’anno scolastico 2020-2021, cogliendo il disagio provocato dalle restrizioni. Un disagio che, specie per gli aspetti legati all’uso della tecnologia necessaria per partecipare alla didattica a distanza (dad), ha colpito di più i ragazzi del Sud e quelli stranieri.

I docenti: perdita di apprendimento e meno studio

Dall’ “Indagine sugli alunni delle scuole secondarie – primi dati anno 2021” è emerso anche il punto di vista dei dirigenti scolastici sull’impatto della didattica a distanza nel periodo pandemico. Fra gli aspetti registrati, oltre alla perdita degli apprendimenti, che per un preside su tre (il 29,8%) ha penalizzato tutti gli studenti, è spiccato che per il 45,2% dei dirigenti durante la Dad i ragazzi hanno dedicato meno tempo allo studio, mentre il 44,4% ritiene che il tempo di studio sia rimasto invariato. Di fronte a questi dati, quel 67,7% di giovani che ha dichiarato di preferire le lezioni in presenza è sicuramente una spia del disagio vissuto. Partecipare in classe, avere il batticuore per un’interrogazione o per una verifica è la vita vissuta in presenza, che è mancata e che è altra cosa rispetto alla solitudine del collegamento tramite computer dalla propria cameretta.

In questo modo totalmente nuovo di “andare a scuola” pur restando a casa, sperimentato dalla quasi totalità degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado – il 98,7%, pari a oltre 4 milioni e 220 mila ragazzi –, un ragazzo su due, il 50,9%, ha segnalato problemi di connessione. Il ricorso obbligato alle tecnologie Ict ha reso più evidenti i divari digitali e socio-economici, che già esistevano prima della pandemia, per i ragazzi stranieri e per quelli del Mezzogiorno.

I divari tecnologici

Nell’anno scolastico 2020/2021 i ragazzi stranieri hanno utilizzato in misura minore rispetto ai loro coetanei italiani il computer per seguire la Dad: la quota è del 72,1% contro l’85,3% degli italiani.

Anche gli studenti del Mezzogiorno sono stati svantaggiati rispetto a quelli del Centro-nord. Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il computer è dell’80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est.

Della scuola è mancato tutto. Anche la ricreazione. Contatti via social su del 69,9%

Fra i ragazzi e la didattica a distanza non è dunque scoppiato l’amore. Le ragazze sono le più numerose nel sostenere la didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%). La mancanza dei compagni ha pesato molto: per l’86,7% per gli italiani e per il 79,8% per gli stranieri. Anche il contatto diretto con i docenti è stato avvertito dal 70,0% degli italiani e dal 65,4% degli stranieri.

Fra i momenti che sono mancati di più a tutti a scuola, oltre alle gite scolastiche (55,4%), la ricreazione (20,0%) e i lavori di gruppo (13,1%). La mancanza delle relazioni dirette ha prodotto un aumento impressionante dei contatti virtuali attraverso chat e social network, pari al 69,9% per gli alunni italiani e al 64,1% per quelli stranieri.


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