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Mario Draghi, presidente del Consiglio

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L’Italia ha trovato il suo nuovo De Gasperi, ma non c’è la Dc di allora che sosteneva De Gasperi. Quando lo statista trentino andava in America, l’America sapeva che De Gasperi aveva dietro di lui la Chiesa e questo aiutava molto l’accordo. Draghi va negli Stati Uniti potendo esibire la sua intelligenza, sa che è lì che può trovare il garante e il finanziatore della nuova Europa post guerra. Perché sa che due anni fa gli Stati Uniti ritenevano che l’Europa non valesse niente in quanto il futuro era sul Pacifico, ma che ora grazie all’errore di Putin l’Europa è importante e, per questo, è importante che l’Italia si trovi lì in prima fila.

LO SPREAD ha superato i 200 punti e il rendimento del titolo decennale varca la soglia del 3%. Siamo nel pieno di un conflitto di civiltà che allarga il fossato tra mondo autarchico e mono libero e paghiamo il conto della nostra dipendenza energetica dallo Stato aggressore, la Russia, e di quella agroalimentare dallo Stato aggredito, l’Ucraina. In un quadro simile  la preoccupazione di alcuni dei capi partito della maggioranza di governo è solo quella di fare capire ai loro elettori di avere ottenuto questo o quello. Sul catasto si fa, ma abbiamo vinto noi. Sul sussidio ai sussidiati si fa anche se non si hanno le coperture. Sulla nuova concorrenza siamo pronti a fare le barricate per i balneari, poi non sarà così, ma la sceneggiata è assicurata. La delega fiscale è sparita.

Anche sul fronte europeo si parla di petrolio, non si parla di gas. Si parla di petrolio che si può spostare ma fra otto mesi, non di gas che non si può sostituire davvero da qui a due anni. L’importante in casa e in Europa è potere dire di avere ottenuto questo o quello e, in certi casi, addirittura di potere solo fare finta di avere avuto questo o quello. Di fatto siamo davanti alla buccia di banana quotidiana che in sé non è pericolosa, anche perché Draghi è abile a scansarle, certo è che se ti distrai e ci metti il piede sopra i problemi arrivano eccome.

Fino a che Draghi sta attento a dove mette i piedi non succede niente, ma se no può finire a gambe all’aria anche lui e noi con lui. Per fortuna, al momento si rivela così abile da costringere i suoi avversari ad accanirsi sul nulla, e lui cerca di andare avanti sulle cose di sostanza. Al punto che viene spontanea la domanda: ma dopo, quando Draghi non c’è più, che cosa succede al Paese?

Adesso, in realtà, sono tutti appesi a vedere che cosa succede con il viaggio di Draghi in America. E c’è chi si azzarda a dire che sarà come il viaggio di De Gasperi in America del ’47 per poi porre subito maliziosamente la domanda se, al suo ritorno in Italia, il Draghi di oggi come il De Gasperi di allora tornerà con una garanzia in più e inizierà un’altra storia.  Che vada oltre la solidarietà nazionale e si inventi una solidarietà politica nuova.

All’epoca, per chi ha memoria storica, si superò la stagione dell’accordo Dc-Psi-Pci e, cioè, la stagione dell’accordo tra i tre grandi partiti, e si inaugurò la stagione del centrismo degasperiano a cui si aggiungeva una corona di piccoli partiti come furono repubblicani, liberali e socialdemocratici. De Gasperi tornò dagli Stati Uniti con impegni precisi dopo la nave piena di grano e di farina, diciamo di aiuti alimentari. Nenni a nome dei socialisti e della sinistra scrisse a Stalin, per chiedere aiuto anche a lui, ma rimase deluso perché non arrivò nulla. Questo ci racconta la storia di allora. Quella di oggi la verificheremo con i fatti e la capiremo bene sulla base di ciò che accadrà.

Ciò che, però, si può già dare per scontato è che la credibilità internazionale e la leadership di Draghi dentro l’Europa per costruire un’altra Europa e negli Stati Uniti come primo degli interlocutori europei soprattutto per i risultati legati alla sua storia personale, impongono per chi si ostina inopinatamente a volersi mettere di traverso almeno di verificare preventivamente se gode di un sostegno internazionale tale da potersi contrapporre a quello riconosciuto a Draghi. Possiamo continuare all’infinito con questo esercizio del sussidio in più a chi è già sussidiato “se no ce ne andiamo” o a venderci la riforma del catasto senza aumento di tasse come se la trasparenza volesse dire aumentare le tasse o chiunque oggi dica che non le aumenta potesse poi davvero impedire a un governo futuro nella pienezza dei suoi poteri di farlo.

Possiamo continuare a giocare ma tutte queste scaramucce si esauriranno nel giro di pochi giorni o di qualche settimana, quello di cui ha invece assoluto bisogno l’Italia per i prossimi anni è di un regista politico riconosciuto dal Paese perché ogni  ricostruzione richiede un regista e l’Italia, purtroppo, non sta lavorando seriamente per rafforzarlo. Ha trovato il suo nuovo De Gasperi, ma non c’è la Dc di allora che sosteneva De Gasperi. Quando lo statista trentino andava in America, l’America sapeva che De Gasperi aveva dietro di lui la Chiesa e questo aiutava molto l’accordo.

Draghi va negli Stati Uniti potendo esibire la sua intelligenza, sa che è lì che può trovare il garante e il finanziatore della nuova Europa post guerra perché di questa materia ne capisce. Perché sa che due anni fa gli Stati Uniti ritenevano che l’Europa non valesse niente perché il futuro era sul Pacifico, ma che ora grazie all’errore di Putin l’Europa è importante e, per questo, è importante che l’Italia si trovi lì in prima fila. Essere considerati poi deboli come Paese rispetto a Francia e Germania paradossalmente aiuta, l’abilità di Draghi deve essere quella di sfruttare questa opportunità storica camminando sul filo per consolidare la leadership dei rapporti con gli americani senza avere l’antipatia di Macron e di Scholz.

Bisogna tessere una trama così complicata nell’interesse italiano e della nuova Europa e bisogna saperlo fare, ma noi passiamo il tempo a chiedere passaggi parlamentari e a complicare il quadro prima ancora di partire. O siamo in malafede o siamo dei masochisti impareggiabili.


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