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E’ cominciato questa mattina alle 7 lo sciopero di 24 ore all’ex ilva di Taranto.
La manifestazione è stata proclamata da Fim, Fiom, Uilm e Usb e in maniera separata dall’Ugl. I sindacati invitano governo e azienda a dare risposte concrete sulle strategie di rilancio del Siderurgico, sull’assetto societario, sul piano industriale e ambientale, sulle problematiche di sicurezza e sui livelli occupazionali.
L’iniziativa, secondo quanto spiegato da Fim, Fiom, Uilm e Usb, ha l’intento “di avviare un tavolo permanente al Ministero dello Sviluppo Economico. Non è più pensabile che si discuta di transizione ecologica, di decarbonizzazione, impianti ad idrogeno a lungo termine senza affrontare nel merito le tante criticità che riguardano il presente della fabbrica e di come dovrebbe essere gestita tale fase, evitando che continuino a pagare sempre i lavoratori».
“ Siamo stufi, siamo stati abbandonati dalla multinazionale, dalla politica, nazionale e territoriale” dice il coordinatore di fabbrica in Acciaierie d’Italia della Fim-Cisl a Taranto, Vincenzo La Neve.
“Viviamo di cassa integrazione. Non possiamo e non vogliamo continuare così. La politica di deve ascoltare. Deve ascoltare i lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in Amministrazione straordinaria, quelli dell’appalto e dell’indotto”, dice. Tremila lavoratori, infatti, sono in cassa integrazione straordinaria dal 28 marzo per ristrutturazione.
“Taranto oggi vuole un riscatto.” Aggiunge segretario per gli appalti e l’indotto della Fim Cisl di Taranto, Pietro Cantoro. “Questo stabilimento non trova pace per l’incapacità del Governo di trovare risposte”.
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