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Giuseppe Conte

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C’è qualcosa di ripugnante nel modo in cui i grandi papaveri dell’informazione – e le testate istituzionali – trattano oggi Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, leader del M5S. Manco tempo di aver dato voce agli alti lai delle tante vedove – per non dire delle trasmissioni tivù in cui era omaggiato al pari di uno statista – e il vento, mutato, l’ha trasformato in un pupo su cui chiunque può permettersi di dargli una scoppola, e magari un calcio. Come in un gioco dell’oca il povero Conte dal 2 – il governo che lo vedeva trionfante di riconoscimenti autorevoli – è tornato all’1, il famoso Conte1 quando era l’inaffidabile populista. Tutto ciò a dimostrazione di quanto sia fondamentale avere la mano santa del Pd in testa ma tutto ciò – l’angelo passa sempre e sempre dice amen! – a monito anche di chi è pur sempre al di sopra di tutto. A cominciare dal Santo Padre. Sulla guerra non risponde all’agenda del Pd ed è già trattato al pari di un Ratzinger. Manca poco e manco Fabio Fazio lo chiamerà più.


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