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POTENZA – Cinque clan diversi, ciascuno coi suoi referenti fuori regione: da Taranto alle ‘ndrine di Reggio Calabria. Il vecchio gruppo Mitidieri-Lopatriello diviso in tre. E 52 indagati tra gli scissionisti che si contendono i traffici di cocaina. Armati di Kalashnikov e pronti a utilizzarli per scatenare una guerra.
E’ la mappa del crimine del metapontino disegnata dalla Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata appena inviata in Parlamento dal Ministro dell’interno Alfano.
I dati sono del 2013 ma l’analisi è datata febbraio 2015. Così tra inchieste e operazioni messe a segno si legge anche di indagini aperte, di vecchi boss che marcano il territorio e di nuovi signori emergenti.
«Attività investigative – spiegano i responsabili del Viminale – hanno evidenziato all’interno della compagine mafiosa collegata al clan “Mitidieri” (un tempo legato alla “famiglia tutta lucana” dei basilischi, ndr), una sorta di scissione tra il gruppo “Schettino Gerardo-Puce Michele” e quello di “Russo Rocco-Vena Cosimo”, per la gestione del traffico di stupefacenti nella fascia jonico-metapontina».
In particolare, risulta che già a giugno del 2013 la polizia di Matera «ha deferito alla competente Autorità giudiziaria 52 persone facenti parte di due distinti gruppi criminali, riconducibili ad una scissione del clan “Mitidieri”, entrambi organizzati e operanti secondo tipiche condotte mafiose che avvalendosi dell uso di micidiali armi – anche Kalashnikov – e di atti di intimidazione e di scontro con i gruppi antagonisti, gestivano principalmente il traffico e la vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti, soprattutto “cocaina’, simultaneamente impegnandosi, nella realizzazione sistematica di analoghe e molteplici condotte criminose».
Gli investigatori avrebbero individuato due distinti canali di rifornimento per la cocaina: uno nel cerignolano e uno nel reggino.
Ma da allora le indagini sono tornate nell’ombra, oscurate dallo scontro tra gli uffici giudiziari di Potenza e Matera su competenze e approcci investigativi.
Di recente anche nell’ultimo resoconto della Direzione nazionale antimafia si era fatto riferimento a una «poderosa informativa» della polizia che compendiava incendi, bombe, minacce, strani furti e incursioni nei cantieri del materano. Una scia di denunce che da 4 anni a questa parte ha alimentato le preoccupazioni degli operatori economici. Mentre da fuori regione sono arrivati gli arresti di alcuni dei soggetti indicati alla guida dei nuovi clan.
I primi sono stati Michele Puce e Cosimo Vena (poi scarcerato), a gennaio dell’anno scorso.
«Strettamente confinanti con quella malavita organizzata di spessore meglio nota come la ‘ndrangheta», li definisce il gip di Lecce, per cui non avrebbero mai «indietreggiato dietro le richieste dei tarantini». Rifornendoli «di volta in volta puntualmente e sistematicamente (…) di eroina e cocaina ma anche di armi». Pistole, fucili, e Kalashnikov.
Poi è arrivato il turno di Gerardo Schettino, che meno di 3 settimane fa si è visto recapitare un’ordinanza d’arresto per traffico di droga con gli zingari del clan di Cassano allo Jonio, guidato dal policorese Filippo Solimando.
E’ andata meglio solo a Rocco Russo, indagato a piede libero e sopravvissuto due volte, l’ultima ad agosto del 2013, quando è arrivato in ospedale a Policoro con 7 coltellate in corpo.
Oltre agli scissionisti del vecchio clan di Vincenzo Mitidieri, il “nano feroce” del metapontino, per il Viminale resta attivo su Bernalda anche il gruppo dei montesi “Zito-D’Elia”, «legato al clan “Bozza- Modeo” di Taranto». Nonostante l’arresto dei due capi.
Ma «in posizione egemone» ci sono sempre gli Scarcia, che possono contare sulla «roccaforte» di Policoro e gli storici contatti con le ‘ndrine di Isola Capo Rizzuto. Un clan in «ripresa» dopo la scarcerazione del boss Salvatore Scarcia che potrebbe «innescare vecchie acrimonie, scatenando mai sopiti sentimenti di vendetta».
Gli affari sono quelli di sempre: la droga, le armi. E poi l’usura e le estorsioni.

l.amato@luedi.it

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