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COSENZA – Il gip di Salerno Vincenzo Di Florio ha disposto l’archiviazione, «per infondatezza della notizia di reato», del procedimento nei confronti dell’ex pm di Cosenza Claudio Curreli e del gip dello stesso tribunale Francesco Branda, aperto dopo una denuncia di padre Fedele Bisceglia, l’ex frate che ha riportato una condanna per violenza sessuale ai danni di una suora poi annullata con rinvio dalla Cassazione. Lo ha reso noto l’avv. Gianpiero Calabrese, difensore di Curreli.
Padre Fedele sosteneva che Curreli non aveva allegato agli atti del suo processo l’archiviazione di un altro procedimento contro altre persone denunciate dalla suora. Archiviazione che era stata firmata da Branda che nello stesso periodo era giudice nel collegio che stava processando in primo grado l’ex frate. La Procura già lo scorso anno aveva chiesto l’archiviazione ed il gip, dopo l’opposizione di Bisceglia, il 12 marzo scorso l’ha accolta. Per Curreli, il gip – ha riferito Calabrese – ha affermato che «nessuna violazione può ravvisarsi nella mancata acquisizione dei fascicoli archiviati posto che non è dato riscontrare identicità di imputazioni e/o indagati rispetto a quello principale. Può concludersi che la scelta strategico-processuale di Curreli non presenti aspetti tali da renderla illecita».
Il gip ha anche escluso la violazione dell’obbligo del pm di condurre indagini anche a favore dell’imputato, evidenziando che «bisognerebbe presupporre che l’esito dei procedimenti archiviati si sia ripercosso in maniera negativa sulla posizione di Bisceglia, mentre tale effetto non può che essere visto come meramente potenziale ed ipotetico, dato che l’archiviazione non presenta alcun pregiudizio della posizione di Bisceglia e che il giudice di primo grado ben avrebbe potuto pervenire, comunque, ad una condanna di Bisceglia». Per Branda il gip ha affermato «l’infondatezza delle accuse, atteso che nessuna ipotesi di incompatibilità e/o di astensione, derivante dall’aver svolto funzioni di gip in procedimenti iscritti su denuncia della parte offesa, è prevista dal Codice».
L’avv. Calabrese sottolinea anche che la legittimità dell’operato di Curreli era stata già sostenuta dalla Cassazione nella sentenza con cui ha annullato con rinvio la condanna di padre Fedele affermando che «dagli atti è possibile ritenere che rientrava nella facoltà del pm la separazione degli atti essendo certo che gli atti stralciati non riguardassero né gli imputati (almeno direttamente) e né le imputazioni elevate nei loro confronti».
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