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MATERA – Perchè siamo a Matera il 27 e 28 contro l’Imu sui terreni?
Per alzare la testa come cittadini e difendere le nostre comunità. Da molto tempo le campagne italiane sono attraversate da una crisi profondissima, che sta correndo il rischio di cancellare un patrimonio secolare di lavoro, trascinando in basso, soprattutto nel Mezzogiorno, la condizione di intere comunità rurali fino a compromettere la tenuta delle stesse città.
Secondo la Fondazione Agnelli (dunque non i pericolosi sovversivi di Altragricoltura che queste cose le denunciano da almeno 15 anni), entro pochi decenni la popolazione lucana passerà da 550.000 abitanti a 400.000; dove scomparirebbero questi 150.000 abitanti?
Guardando i numeri e le statistiche è facile a dirsi: nelle aree rurali e nei piccoli centri. Altrettanto immaginabili i motivi che possono essere ricondotti in gran parte alla perdita di ruolo e funzione dell’agricoltura mediterranea, che lascia senza reddito gli agricoltori con buona pace della falsa coscienza che continua a decantare le meravigliose gesta del made in Italy. In realtà nelle campagne italiane e del Sud si sta consumando da tempo una lenta agonia di aziende agricole produttive, nascosta dai fuochi di artificio di numeri gonfiati e manipolati che vorrebbero “L’agroalimentare italiano e la sua capacità di esportare” come ci raccontano con il grande bluff dell’Expo, che fra poco inizierà a Milano.
Eppure da molto tempo nelle campagne lucane, come in quelle di tante altre aree produttive una volta “forti” del nostro Paese, gli agricoltori a gran voce chiedono risposte e il cambiamento di rotta e da più parti si sottolinea come insopportabile la condizione generale di chi vive nelle aree rurali. Non solo queste risposte non sono arrivate ma, proprio nel momento in cui la crisi economica, sociale e di senso delle nostre comunità rurali, arriva al massimo, Renzi inventa un provvedimento che, se non viene ritirato tempestivamente, può essere il colpo mortale.
L’Imu sui terreni, in realtà, è un balzello non contro gli agricoltori ma contro tutti i cittadini perchè colpisce la proprietà della terra. Per le aziende agricole il possesso della terra è fonte di reddito e strumento di lavoro ed è un costo, che in gran parte non potranno sostenere ma tutti i cittadini corrono il rischio di pagarla tre volte.
La pagheranno una prima volta quando avendo il possesso di un pezzo di terra, tenuto come si conservano le radici di famiglia, dovranno pagarci anche questa tassa. Poi la pagheranno altre due volte per effetto del meccanismo odioso che il Governo ha deciso. Sulla base di cervellotiche valutazioni senza fondamento tecnico e calcoli sbagliati, il Governo ha stimato “quanto dovrebbe rendere quella tassa” e, costringendo i Comuni ad incassarla, ha già sottratto le somme dai trasferimenti che lo stato normalmente dovrebbe dare ai Comuni. La tassa non produrrà quel gettito, sia perché i calcoli sono sovrastimati, sia perché in molti non potranno pagarla ed, allora, arriveranno in tagli dei servizi e della spesa corrente per i Comuni a danno di tutti i cittadini.
Se poi i Comuni non riusciranno a far quadrare i bilanci, l’esito del dissesto finanziario del Comune è scontato; arriverà, con il Commissariamento, il restringimento degli spazi di democrazia ma, soprattutto, l’innalzamento al massimo delle tasse per tutti. Uno scivolone che lo stesso Renzi ha riconosciuto essere stato un grave errore ed un grande pasticcio e cui bisogna rimediare urgentemente.
Per questo è nato il movimento che si sta sviluppando in questi giorni e che ha deciso di chiamarsi “Riscatto”; perchè sia chiaro che la sua iniziativa non è contro una tassa ma, puntando a rimediare a questo pasticcio irresponsabile, si pone l’obiettivo vero di restituire dignità al lavoro di chi vive nelle aree rurali e in rapporto con la terra.
Tre gli obiettivi immediati: l’abrogazione per il futuro, il ritorno alla situazione ex ante per le misure in corso e la restituzione di quanto sottratto alle tasche dei cittadini ed alle casse dei comuni.
Riscatto è nato il giorno dopo che il Parlamento ha trasformato in legge il decreto del Governo, prendendo atto del fallimento delle Organizzazioni professionali agricole che avrebbero dovuto impedirlo e dell’arroganza di un Governo autistico che pur di fare cassa non ha ascoltato le ragioni dei tanti sindaci ed imposto con la fiducia il bavaglio alla sua stessa maggioranza ed al Parlamento su un tema cosi delicato. Ora siamo in campo con un movimento che si sta allargando a macchia d’olio, un movimento che a Matera, Capitale della cultura europea ma anche capitale di una lunga storia di lavoro contadino, sta accumulando la forza per pesare a Roma.

*Coordinatore di Altragricoltura e portavoce del movimento “Riscatto”

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