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COSA sta accadendo a Potenza? Si discute del futuro delle politiche culturali cittadine. Tutto iniziato con una lunga intervista all’assessore De Francesco che nel passaggio “incriminato” dice di voler «tenere fuori la cultura dalla politica». Un’affermazione che ha portato all’intervento della Rivelli. Una risposta forte, che racconta di quanto fatto negli anni precedenti, prontamente «smantellato» dalla nuova Giunta. Così la Rivelli parla di un assessore «impegnato a distruggere il passato più che a costruire il futuro». E al frase incriminata sarebbe la «summa» di questo pensiero. E arriviamo a oggi. Da una parte l’attacco a tutto quello che rappresenta il vecchio establishment, dall’altra una presa d’atto della inadeguatezza del nuovo assessore alla Cultura della città capoluogo.
È TUTTO molto chiaro nella critica alla nuova gestione della cultura, vibrata dalla signora Rivelli al Comune di Potenza. «La politica non deve stare fuori dalla cultura», dice la Rivelli: deve dirigerla selezionarla e, in sostanza, esserne la principale autrice.
Una deformazione di estrema sinistra, la fusione visionaria tra popolo e commissari del popolo (tra cui, immaginiamo, il commissario alla “cultura popolare”), che, nei luoghi dove si è realizzata (tra cui Potenza Città-Cultura) ha portato ad un abbraccio mortale tra creativi e politici, sicché i primi diventano dei secondi i cantori, prima, ed i tirapiedi, dopo. Vediamoli allora, i monumenti alla cultura che piacciono tanto alla sig.ra Rivelli: la scalinata del pensiero; la nave del Serpentone; lo scempio del tempietto di S. Gerardo; Le mostre alla pinacoteca, sempre costosissime e sempre deserte; le installazioni di gigantografie dei militanti Pd.
Soldi pubblici: tanti. Cultura, condivisione, innalzamento intellettuale collettivo: zero.
Tutti ecomostri a carburante politico, tirati su per far girare denaro, centinaia di migliaia di Euro, spesso nemmeno rendicontati, presso gli operatori “culturali” della città selezionati graziosamente dalle segreterie di partito.
La sig.ra Rivelli, invece di respirare la cultura dai documenti Unesco, dovrebbe viverla e farla. Capirebbe che la cultura la fanno gli artisti, le donne e gli uomini liberi, e che questi non hanno bisogno di sottrarre denaro (altro?) da un comune in dissesto.
La cultura vive di creatività, e muore di conformismo.
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