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VIBO VALENTIA – Cinquemila euro. Era questo il prezzo che il clan Patania era disposto a sborsare per vedere accoppato e sepolto uno dei suoi principali rivali: quel Francesco Scrugli, esponente di spicco del gruppo dei Piscopisani che veniva sospettato essere il sicario del capofamiglia della consorteria di Stefanaconi. Ne parla con freddezza  chi quell’omicidio lo commise la sera del 21 marzo del 2012 (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO), quando la faida tra la “Società di Piscopio” e la cosca Patania toccò il suo culmine.

LEGGI DELL’ARRESTO DEI PRESUNTI MANDANTI

Lui è Vasvi Beluli, detto “Jimmy”, uno dei due il killer venuti dall’Est assoldati dal sodalizio di Stefanaconi per sterminare i rivali. Al processo stralcio sull’omicidio che vede imputato il solo Manuel Nunzio Callà, il teste del pm distrettuale Camillo Falvo, oggi collaboratore di giustizia, racconta tutta la storia. Inizia, in un buon italiano, dal suo arrivo nel nostro Paese, quindi, la casa a Canino, nel Viterbese, e la vita fatta di piccoli espedienti. Nel gennaio del 2012 la sua esistenza cambia. Viene contattato dai Patania, riferisce in aula. Il compito è quello da far tremare i polsi: uccidere a sangue freddo una persona. Beluli, accetta perché, racconta, «avevo bisogno di soldi». Con lui c’è Arbem Ibrahimi. Ha tre anni in meno (è dell’85) di Beluli ma è di nazionalità slava. Vivono insieme ed insieme vengono assoldati. C’è bisogno del loro apporto nella guerra in corso in Calabria. Ibrahimi apprende di dover far fuori qualcuno solo durante il viaggio, ma accetta. Anche a lui quei soldi facevano comodo.

I due arrivano a Pizzo nel gennaio del 2012, risiedono in un appartamento. Non c’è però tempo da perdere. I Patania pressano, convocano riunioni prima di procedere a commettere l’agguato. I due stranieri devono infatti vedere in foto la vittima per poterla riconoscerla dal vivo nel momento in cui dovranno freddarla. È in questi summit che apprendono dell’ingaggio. Il macedone e Hibraimi raccontano gli appostamenti nei pressi della casa di Francesco Scrugli e le fasi del ferimento avvenuto l’11 febbraio 2012 con una carabina di precisione. “Jimmy” spara all’obiettivo da un palazzo poco distante, lo colpisce al collo, lo vede cadere e scomparire dietro un muretto. Si salva, ma il conto gli verrà presentato un mese più tardi sotto forma di piombo esploso dalla pistola dello stesso sicario e da quelli di un altro killer, questa volta italiano, Mauro Uras.

La missione di morte termina, Beluli incontra Giuseppina Patania, la vedova del boss Fortunato ucciso, secondo la recente inchiesta “San Michele” dai piscopisani. La vendetta si era consumata e la donna, che alla notizia dell’omicidio sì inginocchiò e ringraziò la Madonna, mostrò gratitudine anche verso il killer: “Grazie”, disse. Beluli rispose: “Grazie per cosa”. La vedova replicò: “Tu lo sai il perché” (LEGGI DI COME LA VEDOVA PATANIA CHIEDESSE “SANGUE FIN SOTTO CASA”).

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