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 «Non sono mai stata nel sottotetto della Trinità», e «non capisco perché devono dare la colpa a me»: è uno dei passaggi-chiave pronunciati oggi in aula da Margherita Santarsiero, che con la figlia si occupava delle pulizie nella chiesa quando fu ritrovato il cadavere di Elisa Claps, il 17 marzo 2010.

Le due donne sono imputate in un processo per falsa testimonianza. In alcuni resoconti, in questura e davanti ai pm di Salerno, che si sono occupati dell’omicidio di Elisa, Santarsiero aveva specificato nei particolari cosa c’era nel sottotetto, ma quando il pm, Laura Triassi, le ha chiesto conferma di quelle circostanze, la donna ha negato di esservi mai salita: «Ho detto quelle cose perché ero scioccata, stressata: ci hanno portato in questura come due assassine, davanti a tutti, senza poter avvisare i nostri familiari».

Quando però il pm le ha fatto notare che i resoconti erano troppo dettagliati, per essere descritti da chi non era mai salito nel sottotetto, Santarsiero ha risposto «di aver visto le foto, di aver visto quelle cose in televisione».

Secondo i giudici, le immagini televisive erano successive agli interrogatori, e le foto sono state mostrate alle donne solo dopo le descrizioni. Santarsiero ha quindi ritrattato più volte quanto detto in precedenza, e anche dopo essersi consultata con il suo avvocato, ha ribadito di non essere mai salita sul sottotetto: «Facevo le pulizie fino al secondo piano, non avevo le chiavi della porticina che permette l’accesso al sottotetto e non ho mai visto quello che c’era dentro».

La donna ha anche spiegato di aver lavorato nella chiesa della Trinità nei cinque mesi precedenti il ritrovamento, e poi nella cattedrale, dopo il sequestro dell’edificio religioso, ma «sempre con pagamenti in nero, fino al 2012, quando la mia posizione è stata regolarizzata con un’assunzione». La prossima udienza si svolgerà il 29 giugno. (ANSA).

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