Il Rettore Santo Marcello Zimbone
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REGGIO CALABRIA – E’ mesto il day after all’Università Mediterranea dopo lo tsunami che ha investito in pieno l’Ateneo con 52 indagati, otto destinatari di misure interdittive (di cui 6 professori ordinari, tra cui il rettore Santo Marcello Zimbone, l’ex rettore ed attuale prorettore vicario Pasquale Catanoso, altri 4 docenti di vertice e 2 dipendenti dell’area amministrativa. L’inchiesta “Magnifica” della Guardia di Finanza avrebbe svelato, grazie alla denuncia di una giovane professionista ed aspirante ricercatrice scartata pur avendone i requisiti, l’esistenza di un presunto sistema e di una presunta organizzazione che all’interno dell’ateneo, decideva tutto: dai concorsi agli appalti e persino le spese.
La reazione dell’UNIRC
Piena fiducia nella magistratura. Dall’Ateneo non può che giungere dal dg della Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti (tra i pochi a non essere rimasto coinvolto dall’inchiesta della Gdf) la canonica dichiarazione di fiducia nell’operato della magistratura: «L’intera comunità accademica ripone piena fiducia nell’operato della Magistratura e delle forze dell’ordine che stanno conducendo le attività di indagine, alle quali sta fornendo e fornirà la massima collaborazione possibile. Le attività didattiche e scientifiche proseguono regolarmente».
Attività didattiche e volti tirati.
Le attività didattiche proseguono ma sono solo facce scure tra i docenti e gli studenti che abbiamo intercettato ai piedi delle torri che connotano l’Ateneo reggino. Se i docenti preferiscono non commentare e scansano come la peste i cronisti, gli studenti, sia pur preferendo l’anonimato, parlano a mezza bocca con seria preoccupazione. Temono che per troppo tempo l’eco di questo scandalo possa rimanere attaccato all’immagine dell’Ateneo e pregiudicare, in qualche modo, il loro curriculum. «Qui c’è tanta gente seria che studia ed i percorsi didattici sono di altissima qualità – dice una studentessa – Non vorremmo però che addosso ci restassero solo etichette negativa».
Parola all’ordinanza
Continuano a parlare invece le carte dell’ordinanza. Quasi 1300 pagine fitte di particolari, di intercettazioni telefoniche ed ambientali. La Gdf ricostruisce una situazione indecorosa con un’istituzione che preferisce “metodi clientelari e favoritismi alla meritocrazia” ed il gip stesso dentro l’ordinanza evidenzia che, dentro l’Ateneo “non vi è trasparenza e non vi è promozione del merito …un sistema che lascia fuori coloro i quali non hanno alcuna “arma”, cioè un collegamento diretto o indiretto con chi detiene le redini dell’ateneo con grave vulnus, tenuto conto dell’importanza che assume il sistema universitario, per la crescita culturale, professionale e scientifica della società”.
Ma veniamo al presunto sistema. L’assetto delle presenze e ruoli professionali sarebbe stato strutturato secondo il gradimento dei vertici del Dipartimento e dell’Ateneo, che sorvegliano sullo stesso assetto per evitarne l’alterazione con l’ingresso di professionisti indesiderati. «In quest’ottica – scrive il magistrato – le procedure comparative di volta in volta bandite vengono manipolate, o almeno i vertici si adoperano in tal senso». Particolari della gestione dell’assetto dell’Ateneo emergono dalle intercettazioni proprio relative alla giovane ricercatrice bocciata dal “sistema”. E’ lo stesso rettore Zimbone che è indispettito dall’azione legale di Stella Vicari Aversa, la ricercatrice scartata e dice «abbiamo a che fare purtroppo con una stronza, questa si mette là e ci crea rogne_…omissis…» a lui replica Neri risponde confermando che «però ci possiamo far mettere in scacco da una stronza?».
Per tutelare il “sistema” e chi ha in mente come ricercatore, lo stesso Rettore assicura a Neri : «Io c’ho le carte, lui mi ha portato le carte… e adesso me la studio e non so… una cosa la faremo.. certamente non lo lascio in mezzo alla strada…» Il riferimento è a un licenziamento che Zimbone individua come necessario per allontanare i sospetti dal sistema «..che questo licenziamento avvenga prima della sentenza è un ulteriore fatto a sua garanzia ma anche nostra perché altrimenti ancora una volta si dice, si potrebbe sostenere una tesi di quella grandissima puttana…allora guardate cosa hanno fatto, hanno aspettato l’ultimo atto, nel momento in cui l’ultimo atto non gli ha dato più spazio, l’hanno licenziato e poi gli hanno fatto il bando. Per questo adesso si deve licenziare… – continua il rettore – dopodichè ci sarà un altro treno ai primi 3-4 mesi del 2019 e io mi impegno, domani lo dirò che c’ho una riunione coi direttori di dipartimento, a sistemarlo. No, non posso correre il rischio che poi la riammettono …omissis… ma adesso ,,omissis se ne deve andare perché altrimenti questa grandissima buttana mi denuncia a me».
La nomina dei ricercatori di tipo B avviene a mezzo di selezione pubblica come previsto dalla normativa statale ma a quanto pare presso l’Ateneo avviene “ per chiamata diretta”. Zimbone aveva deciso di bandire il concorso per riservarlo ad un aspirante preciso. Per questo motivo si forzano le procedure concorsuali. Ecco cosa evidenzia una intercettazione tra altri due indagati che sono alle prese con i giudizi sulla Vicari. Tra i due è un rimpallo continuo di “smorza, smorza” ed un “togli, togli” perchè “qui stiamo dicendo che è perfetta … allora poi come facciamo a dire che non è così?’. Anche in questo caso è tranciante la valutazione nell’ordinanza: “si volevano sminuire il valore dei titoli prodotti della Vicari, quantitativamente maggiori rispetto a quelli offerti dal Russo perchè l’obiettiva valutazione dei titoli avrebbe determinato la prevalenza della Vicari”.
Auto e regalie agli amici
L’ordinanza è mastodontica e ricca di riferimenti circa il presunto utilizzo illecito e disinvolto da parte del Prorettore Catanoso sia della autovettura in uso all’Università che delle risorse economiche dello stesso Ateneo che venivano spese in regalie varie ad amici. Vengono citate numerose spedizioni romane con l’autovettura carica di benzina e doni (tra cui olio, vini e profumi a spese dell’Ateneo) tra cui anche quelli per il primario del reparto di oncologia pediatrica di Roma dove lavora la figlia dello stesso Catanoso.
Sempre Catanoso avrebbe utilizzato l’auto per viaggi di famiglia e la card dell’ateneo anche per le spese presso autogrill mentre il Rettore Zimbone disponeva quotidianamente della vettura e dell’autista dell’Ateneo (cui preventivamente inviava sms con l’orario in cui andarli a prendere) per l’accompagnamento a scuola dei propri figli.
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