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REGGIO CALABRIA – «E’ morto Gennarino non per mani oscure o gialli pensieri irrisolti, oppure suicidato. Nulla di tutto questo». E quanto scrive in una nota Giuseppe Triolo, fratello di Gennaro, l’uomo denunciato nel gennaio scorso come l’autore delle minacce telefoniche al pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e all’aggiunto Nicola Gratteri, e morto lunedì scorso nel proprio appartamento. «Gennaro – afferma il fratello – è morto per cause naturali e cioè soffriva di una grave cardiopatia ischemica ad evoluzione dilatativa con sindrome coronarica acuta con eventi di aritmia ventricolare maligna che alla fine lo hanno portato a morire con un’insufficienza biventricolare terminale. Questo è quanto si legge dai documenti stilati dal ctu della Procura di Reggio Calabria Cataldo Raffino al termine dell’esame autoptico. Ecco, tutto chiaro. Purtroppo Gennaro era un cardiopatico però non ne era a conoscenza».
«Nessun sistema criminale dietro le telefonate allarmanti – prosegue Giuseppe Triolo – ma queste erano solo tese a fare alzare l’attenzione e la protezione verso due importanti ed illustri magistrati: Lombardo e Gratteri. Questo ci diceva Gennaro. E’ sempre stato un “tifoso” di tutti coloro che sono in prima linea contro il crimine. La sua linea, se vogliamo un pò distorta, psicologica, ragionava a senso unico e solo all’indirizzo della verità e della giustizia. Per questo ultimamente ha fatto ciò di cui le cronache hanno ben scritto».
«Gennaro – prosegue il fratello di Triolo – era un tipo maniacale per i numeri e le date, si appuntava di tutto al fine di non essere impreparato, si teneva aggiornato insomma su tutto ciò che era l’interesse del momento». «Era diplomato al classico Campanella di Reggio – afferma ancora l’uomo – suonava il pianoforte a coda, l’organo a due tastiere, la fisarmonica, insomma era un piccolo genio. Sapeva finanche parlare e scrivere l’inglese ma qualche tempo fa qualcosa, purtroppo, nella sua testa si è inceppata. Qualcosa che l’ha portato a star male e compiere in modo, oserei dire, infantile e ingenuo, delle cose che poi hanno avuto i risvolti che tutti conosciamo. Ragazzo dolce, buono, generoso, ingenuo e genuino era questo Gennaro, una umile persona al servizio del prossimo. Vorrei ringraziare quanti fino ad oggi ci hanno espresso la loro vicinanza ivi compresi gli inquirenti che hanno saputo trattare con la dovuta delicatezza il caso sia prima che dopo. Mi auguro che anche le persone offese, ossia i dottori Lombardo e Gratteri, abbiano potuto evincere da tutto questo la dimensione nella quale viveva Gennaro e che lui era un loro sostenitore e non un criminale. Certo dapprima poteva essere qualunque cosa, ma oggi, avendo ben chiari gli scenari di vita di Gennaro, spero si siano convinti della genuinità e personalità che lo caratterizzavano e possano contribuire anche loro a riabilitare la memoria di Gennaro. Alla fine non so dire che ha pagato le sue sofferenze e i suoi, involontari, errori al prezzo della sua vita stessa. Oppure chissà se il suo cuore avrebbe ancora retto se non fosse successo tutto ciò?».
«Di fatto – conclude Giuseppe Triolo – ora lui non c’è più e sarebbe bello poter capire se è stato perdonato dalle persone in terra che sono state oggetto delle sue ‘attenzionì. Concludo ringraziando tutti coloro, nessuno escluso, che in un modo o nell’altro hanno fatto pervenire il loro affetto a mio fratello».
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