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Vladimir Putin

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Una delle più note e diffuse enciclopedie on line, Wikipedia, si dimostra da subito estremamente in linea con lo spirito di una storia che si proietta nella contemporaneità e che anzi interagisce a tambur battente con la cronaca quando, dovendo dar conto del termine “Zar”, e più propriamente di un concetto che ha radici storiche di lunga data, lo proietta immediatamente e quasi senza soluzione di continuità nel dibattito contemporaneo, designando anche per nome chi oggi ne appaia l’emblematico alfiere.

Vi si legge infatti, fin dalle prime battute, ciò che segue: «Zar è un titolo usato per designare i monarchi slavi orientali e meridionali dell’Europa orientale, nato a partire dai monarchi bulgari del Primo Impero Bulgaro dal X secolo in poi e divenuto successivamente popolare coi sovrani dell’Impero russo dal 1547 al 1917. Tornato in auge nel 2022 come appellativo di Vladimir Putin.» E in effetti basta dare una rapida occhiata in rete per accorgersi di quante e quante pubblicazioni e riviste, in Italia e in occidente portino, a volte addirittura in copertina, l’immagine di un Putin che, rappresentato idealmente vestito in alta uniforme da Zar e col petto insignito di croci e onorificenze supreme, (come si conviene a un Potere con la “p” maiuscola e che va ben oltre la dimensione meramente temporale e contingente), guarda con fiero cipiglio e con occhi di ghiaccio verso l’ignaro osservatore.

Non ci vuole molta immaginazione per ritenere che essere visto e rappresentato anche in Occidente come la personificazione della eredità degli Zar di tutte le Russie sia qualcosa che gratifica Putin al massimo livello e anzi lo riempie di orgoglio, visti i referenti “storici” (?) a cui egli fa appello per legittimare/mascherare, in casa sua e di fronte al mondo, la sua volontà di potenza nei confronti di un popolo, quello ucraino, reo di voler essere riconosciuto come sovrano e che dà prova di resistere ed essere disposto a morire contro ogni mira di restaurazione “imperiale”.

Cosa volete che siano i carri armati, i bombardamenti a tappeto contro la popolazione civile, una guerra di invasione se tutto questo è fatto nel segno di colui che ama percepire se stesso come redivivo Zar di tutte le Russie e capace di incarnarne tutta la eredità “storica” e di rilanciarla nel XXI secolo? Per di più egli si è preventivamente assicurato della indiscutibile benedizione del Patriarca ortodosso moscovita Kirill, del tutto disponibile, quest’ultimo, a giustificare, su indiscutibili basi teologiche, le devastazioni di una guerra a tutto campo se condotte sotto il vessillo di quella che anche ai suoi occhi appare come la più profonda eredità della grande Russia, vendicatrice della decadenza occidentale?

C’è da giurarci che la titolatura completa propria degli Zar (che suona qualcosa come “Per Grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie”) verrebbe ritenuta da Putin come calzante a pennello per sé stesso e per i suoi rinnovati obiettivi di potenza e di minacce costanti contro l’occidente; cosa di meglio, a tale proposito, che vestire i panni innanzitutto della furia vendicatrice del primo Zar, Ivan il terribile? Quale figura migliore per terrorizzare le deboli democrazie che egli ha in spregio?

Inoltre definendolo “Zar” i cittadini occidentali che si riconoscono eredi dell’Illuminismo potrebbero pensare anche ad alcune importanti figure storiche di Zar, come Pietro il Grande o la Grande Caterina, figure che, (per quanto a lui personalmente sgradite in quanto troppo inclini alla cultura dell’ illuminismo europeo che egli ha in spregio) potrebbero addirittura risvegliare sentimenti di simpatia e di riconosciuta grandezza della Russia persino all’interno dello schieramento nemico d’Occidente, in quanto essi stessi (Pietro e Caterina) ammiratori dichiarati dell’arte e della cultura dell’età dei lumi e della sua importazione in terra russa.

I brevi elementi di riflessione appena richiamati bastano, a mio avviso, per mostrare che l’appellativo di “Zar” tante volte richiamato oggi in occidente a proposito di Putin non suoni certo per lui come un’accusa… anzi…. Semmai come riconoscimento implicito della missione di cui egli si sente investito (o comunque ama che gli altri, all’interno e all’esterno, lo credano e tanto più i nemici).

Resta davvero un mistero invece come mai non si senta la necessità urgente, anche a livello di cultura diffusa e dibattito politico (almeno da parte di coloro che credono nei valori delle democrazie costituzionali e nei loro princìpi costitutivi), di paragonare le gesta di Putin con la forma nuova e per eccellenza di un regime autoritario nato nella società di massa del XX secolo e che oltre a illustri esponenti quali Hitler e Stalin, vedrà a seguire numerosi proseliti: il totalitarismo. Altro che reviviscenza della eredità degli Zar…


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