L'immobile che sarà utilizzato per i profughi
2 minuti per la letturaISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Sarà destinato all’accoglienza dei profughi ucraini un immobile confiscato nel 2017 a prestanomi del boss Nicola Arena. L’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata consegnerà proprio oggi il palazzo, uno stabile a due piani in via dei Cefali, che si compone di cinque appartamenti arredati e in discrete condizioni, alla Prefettura di Crotone, che potrà quindi destinarlo ad alloggi per donne e bambini in fuga dal massacro. Sarà consegnato con le stesse finalità anche un immobile nella località Praialonga confiscato a Claudio Celano.
Un esempio positivo, se si considerino i tempi biblici che, in genere, trascorrono dalla confisca alla destinazione a fini sociali dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, in particolare di quelli ubicati nel territorio di Isola Capo Rizzuto. Proprio nei giorni scorsi ci siamo occupati di un immobile che fu tolto, sempre al boss Arena, 25 anni fa e che, nonostante siano già stati spesi 450mila euro di fondi Fesr per destinarlo a fini sociali, è ormai abbandonato, attorniato dal degrado e nel mirino di ladri e vandali.
Ma è soltanto uno dei casi e la rassegna negativa si potrebbe ampliare. In questo caso, si tratta di una confisca relativamente “giovane”, risalente cioè “soltanto” a cinque anni fa: era scattata in seguito agli accertamenti patrimoniali della Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta che nel 2013 portò all’operazione Insula, da cui è scaturito un processo in cui Arena è stato condannato in via definitiva a 3 anni e mezzo di reclusione per turbativa d’asta.
I terzi interessati a cui era in uso il bene, secondo gli inquirenti riconducibile al boss e ai suoi familiari, ne erano soltanto fittiziamente intestatari; alcuni erano stati denunciati, nel corso della stessa inchiesta, per reimpiego di capitali illeciti. Inoltre, le difese non sono riuscite a dimostrare la provenienza delle risorse economiche per l’acquisto dei terreni e l’edificazione dell’immobile, considerati i redditi inesistenti dei nuclei familiari che vi abitavano.
La sentenza della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale penale di Crotone non è stata neanche impugnata. La procedura è stata pertanto assai rapida in seguito all’emergenza Ucraina ma anche perché, diversamente rispetto alla sorte toccata alla gran parte dei beni confiscati a Isola Capo Rizzuto, l’iter burocratico non prevede passaggi di destinazione al Comune e alle associazioni. Stavolta basterà soltanto un protocollo tra Anbsc e Prefettura. Ecco perché si fa prima.
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