Il Tribunale di Vibo Valentia
4 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Venti condanne, undici assoluzioni e due non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Questo l’esito della sentenza che chiude il primo grado del processo “Rimpiazzo” scaturito dall’omonima operazione antimafia condotta dalla Squadra Mobile di Vibo e Catanzaro e coordinata dalla Dda del capoluogo di regione culminata con la retata del 9 aprile del 2019.
Sotto accusa i presunti vertici e gregari, nel Vibonese e in altre regioni d’Italia, in particolare a Bologna, del sodalizio dei piscopisani, ritenuto in grado di commerciare la cocaina sia in Emilia che in Sicilia e ovviamente anche nella città capoluogo.
Regge quindi il castello accusatorio messo in piedi dalla Direzione antimafia distrettuale e puntellato in aula dal Andrea Mancuso che aveva invocato in aula al termine della requisitoria una sola assoluzione e 32 condanne nei confronti degli imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, intestazione fittizia di beni e rivelazione di segreti di ufficio ed altro.
Le condanne. Ad emettere il verdetto il Tribunale collegiale di Vibo, presieduto da Tiziana Macrì (a latere Roberta Ricotta e Laerte Conti) che ha inflitto un totale di 207 anni di reclusione la cui entità varia da 6 a 28 anni A questo si è aggiunto il pagamento delle multe per un complessivo di 18mila euro.
Andando nello specifico delle condanne, la pena maggiore inflitta dal Tribunale collegiale ha riguardato Rosario Battaglia: 28 (il pm aveva chiesi 30); gli altri ad essere stati condannati sono Giuseppe Brogna, 10 anni, (12 anni la richiesta); Nazzareno Colace, 8 anni e 3mila euro di multa, (11 anni e 4mila euro di multa); Domenico D’Angelo, 10 anni (12 anni); Giuseppe D’Angelo, 10 anni (15 anni); Angelo David, 10 anni (16 anni e 1.500 euro di multa); Francesco Felice, 16 anni e 8 mesi (19 anni); Ippolito Andrea Fortuna, 8 anni (9 anni e 6mila euro); Nazzareno Galati, 13 anni e 11 mesi (22 anni e 6 mesi); Salvatore Giuseppe Galati, 12 anni (16 anni); Benito La Bella, 13 anni e 11 mesi (20 anni e 6 mesi); Giuseppe Lo Giudice, 6 anni e 8mila euro di multa (5 anni, 4 mesi, 2mila euro); Pantaleone Mancuso, 8 anni e 8mila euro di multa (12 anni 4.500 euro); Michele Silvano Mazzeo, 8 anni e 5 mesi (12 anni e 1.500 euro); Nazzareno Pannace, 13 anni e 5 mesi (17 anni); Stefano Farfaglia, 10 anni (13 anni e 6 mesi); Francesco Popillo, 13 anni e 6 mesi (17 anni); Francesco Romano, 13 anni e 5 mesi (17 anni); Pierluigi Sorrentino, 13 anni e 4 mesi (17 anni); Michele Rinaldo Emilio Staropoli, 9 anni e 6 mesi (10 anni e 10mila). Gli imputati condannati dovranno liquidare i danni alle costituite parti civili da liquidarsi in separata sede mentre è stata rigettata la richiesta di provvisionale.
Assoluzioni. Il Tribunale ha poi pronunciato sentenza assolutoria nei confronti di dieci imputati: Nicola Barba,( 8 anni e 3mila euro di multa era stata la richiesta della Dda); Maria Concetta Immacolata Fortuna (11 anni); della distrettuale di Catanzaro Michele Fortuna (10 anni e 10 mesi); Leonardo Domenico Vacatello (9 anni, 6 mesi, 3.000 euro); Luigi Francesco Zuliani (6 anni e 2.000 euro); Tommaso Lo Schiavo (4 anni); Simone Prestanicola (3 anni); Francesco Tassone (16 anni); Annarita Tavella (2 anni); Gianluca Rosario Tavella (8 anni e 6.000 euro) e Mariano Natoli (il pm aveva avanzato medesima richiesta).
Le prescrizioni. Sono due le prescrizioni riconosciute dai giudici e hanno riguardato Raffaella Mantella (2 anni la richiesta della Dda) e il finanziere Giovanni Tinelli (3 anni la richiesta dell’accusa).
La requisitoria. La ricostruzione del pm Mancuso in sede di requisitoria era stata lunga ed articolata, abbracciando tutto l’arco temporale della presunta cosca di Piscopio, dagli albori negli anni ’70-’80 fino ai giorni nostri, attingendo dagli atti, dalle sentenze, dalle circostanze in cui maturano i vari omicidi nel corso degli anni, e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, soprattutto da quel Raffaele Moscato che ne fu componente di vertice fino al 2015, quando decise di saltare il fosso e collaborare con la giustizia, svelando tutte le sue conoscenze.
Il collegio difensivo. A comporre il folto collegio di difesa gli avvocati Michelangelo Miceli, Sergio Rotundo, Giovanni Vecchio Antonio Porcelli, Francesco Muzzopappa, Bruno Vallelunga, Giuseppe Di Renzo, Guido Contestabile, Walter Franzè, Attilio Matacera. Rosa Giorno, Leopoldo Marchese, Francesco Gambardella, Stefania Rombolà, Nazzareno Latassa, Marcello Scarmato, Pasquale Grillo, Francesco Sabatino, Francesco Calabrese, Giosuè Monardo, Diego Brancia, Letteria Porfidia, Gregorio Viscomi,Salvatore Staiano, Vincenzo Sorgiovanni, Giuseppe Cutrullà, Gaetano Scalamogna, Michelina Suriano, Brunella Chiarello, Giovambattista Puteri, Maria Grazia Pianura, Francesco Lione, Giuseppe Bagnato, Domenico Anania, Giuseppe Pasquino e Francesco Manti.
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