La villa di Palese dell’oncologo finita sotto sequestro
2 minuti per la letturaSono 18 le parti offese riconosciute dalla Procura di Bari a conclusione delle indagini della guardia di finanza sul medico oncologo barese Giuseppe Rizzi, accusato di concussione e truffa aggravata ai danni dei pazienti.
Il pm ha integrato il capo di imputazione e ha contestato un’altra condotta al medico destinatario di ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari eseguita a maggio dello scorso anno. Nello stesso procedimento è imputata la compagna del medico, un avvocato, rimasta a piede libero. In sede di udienza preliminare c’è stata la costituzione di parte civile dei familiari del 60enne di Foggia, deceduto nel 2019, caso da cui partì l’inchiesta.
La difesa del medico, in merito alla vicenda, ha rinnovato la disponibilità al risarcimento avanzata lo scorso mese di novembre.
Secondo l’accusa, «il medico abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale», dirigente presso il Dipartimento di oncologia dell’Istituto tumori “Giovanni Paolo II’ di Bari”, da cui è stato licenziato, «durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno e, comunque, non in regime di attività intra od extramoenia, eseguiva su pazienti oncologici, affetti da accertata e grave patologia, e in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche e in particolare iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito in quanto a totale carico del sistema sanitario nazionale».
Il medico, sempre secondo l’accusa, avrebbe «costretto i pazienti al pagamento in suo favore di somme di denaro nonché di altre utilità sia presso la struttura ospedaliera, sia presso il patronato Caf in uso alla compagna, adibito ad ambulatorio medico».
L’8 ottobre scorso era stato anche eseguito, nei confronti dell’oncologo Rizzi, un decreto di sequestro di beni, del valore complessivo di 3 milioni di euro. Un sequestro al quale si era giunti dopo le indagini condotte dai carabinieri della sezione polizia giudiziaria e dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza.
Tutti beni e fortune ritenute ingiustificate che avrebbero fatto lievitare il suo patrimonio di 250mila euro all’anno fino a superare i 2 milioni e mezzo di euro: soldi in contanti, accrediti sui conti correnti, lavori di pitturazione delle pareti e rivestimenti interni ed esterni della sua villa a Palese, denaro, 700 euro a fiala per un totale di 40mila euro, in cambio di farmaci che avrebbero garantito la guarigione, e persino IPhone di ultima generazione.
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