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POTENZA – Associazione mafiosa per l’imprenditore ed ex consigliere comunale di Melfi Antonio Caprarella. Più concorso esterno nel clan Di Muro per l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico Bernardino D’Amelio. Sullo sfondo gli appalti aggiudicati nel 2009 per i lavori all’istituto scolastico Nitti e la costruzione delle case popolari in contrada Bicocca.
Sono le nuove accuse contenute nell’avviso di conclusione delle indagini che è stato appena notificato dall’Antimafia potentina a Caprarella e D’Amelio.
Entrambi sono stati già coinvolti nell’inchiesta esplosa a fine gennaio sulla gestione dei due appalti milionari che ha coinvolto anche il sindaco della cittadina federiciana Livio Valvano, e tutti i membri della sua vecchia giunta.
Per il pm Francesco Basentini Caprarella avrebbe fatto parte del clan capeggiato dai fratelli Angelo e Vincenzo Di Muro, assieme al padre Emilio, imprenditore a sua volta.
Un clan organizzato sia a livello militare che economico, che si attivava per «l’acquisizione indebita di appalti privati e lavori edili, ivi compresi quelli relativi dell’appalto pubblico per i lavori di realizzazione di “36 alloggi di edilizia popolare” nella zona Bicocca (ex167) del Comune di Melfi e quelli relativi all’“adeguamento e la messa in sicurezza dell’edificio scolastico della scuola Nitti di Melfi”, aggiudicati a far data dal 2009, da effettuare mediante strutture aziendali di pertinenza del clan e dei singoli associati, come le imprese facenti capo alla famiglia Caprarella».
Il pm cita anche le armi utilizzate per gli omicidi attribuiti alla faida tra il clan e i rivali Cassotta, come quello di Marco Ugo, a luglio del 2007, e Bruno Augusto, a ottobre del 2008. Oltre alle rapine.
Mentre D’Amelio viene indicato come chi offriva «quale dirigente tecnico del Comune di Melfi il proprio supporto amministrativo alla realizzazione degli affari e delle attività criminalei gestiti dal clan Di Muro, con particolare riferimento all’affidamento di diversi e numerosi lavori ed appalti pubblici alle imprese gestite o comunque facenti capo alla famiglia Caprarella».
Le nuove accuse, raccolte dalle indagini svolte dalla squadra mobile di Potenza, potrebbero coinfluire nel medesimo fascicolo di quelle per gli abusi di potere e gli affidamenti pilotati nella cittadina federiciana.
A dare il “la” all’inchiesta sul Comune di Melfi, nel 2013, era stata proprio una serie di accertamenti sugli affari dei Caprarella, nel mirino per i loro rapporti con i Di Muro.
I contatti con D’Amelio sono emersi quasi subito, e le registrazioni delle microspie piazzate nella sua stanza hanno fatto il resto.
A gennaio di fronte al gip D’Amelio ha fatto diverse concessioni all’accusa, salvo ridurre il tutto a “leggerezze” dovute alla familiarità acquisita con tanti imprenditori che ogni giorno bussavano alla sua porta. Ma non gli era stata rivolta nessuna domanda sul clan e sui suoi rapporti con i Di Muro.
Molto diverso l’atteggiamento del sindaco Valvano, rimasto ai domiciliari per più di una settimana, prima della liberazione da parte del Riesame, che ha respinto con fermezza tutte le accuse, tra le queli quella di aver fatto assumere una persona bisognosa alla ditta dei Caprarella, proprio nei giorni in cui la giunta discuteva di ricche varianti sui loro appalti principali: quello da un milione e 800mila euro per la costruzione delle case popolari di contrada Bicocca; e quello da un milione e centomila per l’adeguamento dell’istituto scolastico Nitti.
Tra i capi d’imputazione per Valvano c’è anche quello di aver avallato l’affidamento ai Caprarella della variante sulle case popolari chiedendo in cambio la realizzazione di ascensori.
Già nei prossimi giorni la procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per i 25 iscritti sul registro degli indagati. Oltre al sindaco rischiano di finire in Tribunale tutti i membri della vecchia giunta (tranne l’ex assessore Rosa Masi), due dirigenti del Comune, imprenditori, un consigliere comunale e un ex sindaco come l’avvocato Alfonso Salvatore. Quindi le nuove accuse per Valvano e Antonio Caprarella potrebbero confluire anche nello stesso processo.

l.amato@luedi.it

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