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Ursula Von Der Layen

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Le atrocità compiute dai miliari Russi a Bucha, e non solo, stanno via via sgretolando le resistenze dei 27 Paesi Ue nei confronti di un allargamento delle sanzioni contro la Russia al capitolo “energia”. Se la rinuncia al gas russo è ancora un costo che alcune economie europee – quella tedesca e italiana in primis – non sarebbero in grado di sopportare, se non a caro prezzo, il bando al carbone è una misura su cui tutti sono disposti a convergere. Per il resto, petrolio e gas – è l’orientamento emerso all’Ecofin – si procederà con gradualità.

«Imporremo un divieto di importazione di carbone dalla Russia, del valore di 4 miliardi di euro all’anno. Ciò taglierà un’altra importante fonte di entrate della Russia», ha annunciato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dopo aver incassato il consenso all’estensione delle misure restrittive.

I ministri dell’Economia dei Paesi membri, «hanno espresso la loro volontà a includere nelle sanzioni il settore energetico in proporzioni e seguendo un calendario da definire», aveva affermato il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al termine dell’Ecofin, ribadendo anche la disponibilità della Francia a bloccare l’import del petrolio oltre che del carbone dalla Russia.

Il petrolio è comunque già nel mirino della Commissione, ha anticipato la presidente von der Leyen che la prossima settimana si recherà a Kiev insieme all’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.

Secondo i dati prebellici del 2020 e 2021, gli idrocarburi in partenza dalla Russia verso l’Unione europea erano il 62% delle sue esportazioni, «quindi – ha sottolineato il vicepresidente della Commissione, Vladis Dombrovskis – se vogliamo veramente colpire l’economia russa, dobbiamo considerare esattamente quale deve essere l’oggetto di queste sanzioni in questo contesto».

I precedenti pacchetti, ha sostenuto von der Leyen, «hanno colpito duramente e limitato le opzioni politiche ed economiche del Cremlino. Stiamo vedendo risultati tangibili». Ma, ha aggiunto «alla luce degli eventi, dobbiamo aumentare ulteriormente la nostra pressione. Oggi proponiamo di fare un ulteriore passo avanti con le nostre sanzioni. Li renderemo più ampi e più nitidi, in modo che incidano ancora più in profondità nell’economia russa».

Sei i pilastri su cui poggia la nuova tranche di restrizioni che sarà oggi discussa nel Coperer, il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri. Dal nostro Paese è già arrivato il via libera: «L’Italia è pienamente allineata al resto dell’Unione Europea e appoggia con convinzione le misure restrittive presentate dalla presidente von der Leyen», ha affermato il presidente del Consiglio Mario Draghi, a margine della firma del “Patto per Torino“. Intanto oggi, sempre in accordo con gli altri partner, l’Italia ha espulso 30 diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale.

Lo stop al carbone russo rappresenta il primo pilastro: un colpo all’economia di Mosca da 4 miliardi. Il secondo prevede il divieto totale alle transizioni destinate a 4 delle principali banche, compresa la Vtb, la seconda più grande banca russa. «Queste quattro banche, che ora abbiamo completamente tagliato fuori dai mercati, rappresentano il 23% della quota di mercato nel settore bancario russo. Ciò indebolirà ulteriormente il sistema finanziario russo», ha sottolineato von der Leyn.

Il terzo pone un divieto di accesso ai porti della Ue per le navi russe e per quelle gestite da Mosca, con deroghe solo per i beni di prima necessità come prodotti agricoli e alimentari, aiuti umanitari ed energia. E si propone anche uno stop ai vettori stradali russi e bielorussi. Il quarto pilastro delle sanzioni comprende «divieti all’esportazione mirati» dall’Ue verso la Russia, «per un valore di 10 miliardi di euro, nei settori in cui la Russia è vulnerabile»: dai computer quantistici ai semiconduttori avanzati, dalle macchine sensibili alle attrezzature di trasporto.

«Attraverso queste misure, continuiamo a minare la base tecnologica e le capacità industriali della Russia». Ci sono poi – ed è il quinto pilastro – specifici divieti all’import, per un valore di 5,5 miliardi di euro, «per ridurre i flussi finanziari per la Russia e per i suoi oligarchi riguardo a diversi prodotti, dal legno al cemento, e dai frutti di mare ai liquori».

«In questo modo – ha puntualizzato la presidente – la Commissione intende colmare anche le lacune nei controlli dei flussi esistenti tra Russia e Bielorussia». Il sesto gruppo riguarda misure mirate, come il divieto alle società russe di partecipare agli appalti pubblici degli Stati membri della Ue, o l’esclusione di qualsiasi sostegno finanziario, europeo o nazionale, a favore degli organismi pubblici russi. Questo affinché, ha spiegato von der Leyen, «il denaro dei contribuenti europei non finisca in nessuna forma in Russia». La Commissione proporrà poi di allungare le «liste nere» degli individui sottoposti a sanzioni personali. Mentre, ha proseguito, «stiamo lavorando a sanzioni aggiuntive, anche sulle importazioni di petrolio».

Intanto all’Ecofin è stato fatto il punto anche sullo stato di salute dell’economia europea costretta a fare i conti con la guerra di Putin e tutto quello che ne consegue: «L’inflazione annua dell’Eurozona è arrivata al 7,5% a marzo soprattutto a causa dei prezzi dell’energia. Ci saranno inoltre altre perturbazioni nelle catene di approvvigionamento. Ci aspettiamo che la crescita del 4% prevista per quest’anno non venga conseguita», ha affermato Dombrovskis al termine dell’Ecofin, sottolineando che «la combinazione tra inflazione alta e crescita bassa non era qualcosa che ci aspettavamo a inizio 2022. L’economia dovrebbe riuscire a superare anche questa crisi».

«La fida nel breve termine è proteggere i cittadini contro l’aumento dei prezzi insostenibile per alcune famiglie – ha sottolineato Le Maire – Abbiamo insistito sulla necessità di coordinare le nostre risposte, soprattutto per quel che riguarda quella data alle imprese più esposte all’aumento dei prezzi dell’energia. Nel lungo termine vogliamo costruire l’indipendenza economica europea investendo di più nella transizione climatica».

Intanto si confida nel prossimo Ecofin per un accordo sulla tassazione minima al 15% per le multinazionali bloccato ieri dalla Polonia. L’accordo, ha ricordato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, «è un successo importante a livello mondiale, era praticamente impensabile alcuni anni fa e, se pensiamo al lavoro svolto a livello di G20 e di Ocse, tutti i Paesi hanno accettato alcuni aspetti che a loro non andavano molto a genio. Questo è l’unico modo per fare progressi insieme, non dobbiamo sprecare questo lavoro».


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