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POTENZA – Una telefonata, con ogni probabilità alla sua unica figlia.
Nino De Stefano, titolare del “Car center” di viale Marconi, avrebbe rivolto a lei l’ultimo pensiero prima del suo gesto estremo, sarebbe stata l’ultima cosa che l’imprenditore potentino ha fatto prima di uscire dal suo ufficio, diretto verso il locale adibito a garage.
Luogo dove l’imprenditore ha deciso di togliersi la vita. E per farlo ha utilizzato una catena per chiudere il cancello. Agghiacciante e inspiegabile, come d’altronde tutta la incomprensibile, nascosta, terribile delusione per un mondo che non gira così come era nel proprio desiderio. E non sol oper colpe proprie.
A trovare il corpo senza vita di De Stefano, nella tarda serata di mercoledì, sarebbe stato un dipendente che ha dato subito l’allarme alle forze dell’ordine.
Nino era molto conosciuto a Potenza, per avere lavorato per anni nella concessionaria Ranieri, e poi per avere deciso di mettersi in proprio.
Un gesto estremo di disperazione che il titolare del “Car center” non aveva certamente preventivato. Negli ultimi tempi era stato, come al solito, affabile, disponibile e sorridente. Nulla avrebbe fatto pensare all’impensabile.
Quando si costruisce la propria impresa, si lavora notte e giorno, si guadagna e si offre lavoro, non si pensa mai al peggio. Poi arriva la crisi. E tutto da un momento all’altro crolla.
Sacrifici fatti per anni e anni vengono soffiati via in un secondo e tutto quello per cui si è lottato viene cancellato. Magari i debiti si accumulano, le cartelle di Equitalia ti sommergono – alcuni parlano infatti che l’ultima batosta De Stefano l’abbia avuta per una richiesta di pagamento molto elevata – i fornitori chiedono che le fatture vengano onorate. Alla fine non si riesce più a reggere tutti questi pesi e si pensa che la soluzione migliore sia quella di farla finita. Il terribile gesto di De Stefano – i funerali si terranno oggi alle 15 nella chiesa di San Giovanni Bosco – ha lasciato sgomenta un’intera comunità cittadina, di amici, conoscenti o anche gente comune che sulla sua bacheca Facebook ha lasciato messaggi intensi, di cordoglio, o anche di semplice rabbia per l’ennesima tragedia che colpisce prima che un’azienda, un uomo, un padre di famiglia. L’ennesima vittima di una crisi che sembra ormai irreversibile. Le spese che aumentano e, di contro, la chiusura totale di ogni credito da parte delle banche. Si compra il minimo e indispensabile, con la conseguenza di dare il colpo di grazia alla già asfittica economia locale. Quante le aziende che potranno continiare a reggere l’urto? Quante riusciranno a superare questo momento? Quante altre tragedie dovremo raccontare prima che ci si metta a ragionare seriamente su come risolvere un problema, dramma della storia di tutti i giorni, che viola la vita, l’esistenza e la dignità delle persone.
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