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POTENZA – Si sono dimessi, quindi non possono commettere altri reati della stessa specie. Altrimenti le misure sarebbero scattate anche per loro, Rinaldo Di Ciommo e Antonio Corbo, assieme al primo cittadino Livio Valvano, al capo dell’ufficio tecnico Berardino D’Amelio e ai Caprarella.
Il pm Francesco Basentini aveva chiesto il divieto di dimora nella cittadina federiciana per l’ex vicesindaco e l’ex assessore.
E’ quanto si legge dalle ordinanze del gip Tiziana Petrocelli, che in un primo momento aveva già spiccato la misura per Rinaldo Di Ciommo, salvo tornare sui suoi passi dopo aver scoperto che anche lui come Antonio Corbo aveva da tempo lasciato il suo incarico in giunta.
Dunque esigenze cautelari venute meno, nonostante gli indizi sul loro conto.
«Con riguardo alla posizione di Antonio Corbo – scrive il gip – va rilevato che, a fronte di una consistenza del quadro accusatorio assolutamente seria e significativa, non possa ravvisarsi sul piano cautelare il concreto pericolo di reiterazione dei reati (…) essendo emerso il dato delle sue avvenute dimissioni dall’incarico ai primi del mese di luglio 2013».
Parole dure anche contro Di Ciommo che avrebbe «una concezione decisamente deformata della gestione della cosa pubblica (…) laddove l’indagato mostra di condividere e, quindi, di approvare il meccanismo di una distorta e deviata, giacché alterata, aggiudicazione di appalti pubblici a favore del familiare di un consigliere comunale il cui voto necessitava per ottenere l’approvazione di un bilancio».
Ma oltre agli indizi, nessun pericolo di inquinamento probatorio, fuga o reiterazione di quel tipo di condotte. Per questo entrambi hanno ricevuto soltanto l’avviso di conclusione delle indagini.
l.amato@luedi.it
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