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COSENZA – «Non è stato fatto nulla per tenere in vita questo bambino, non è stato neppure tagliato il cordone ombelicale, quindi si parla a tutti gli effetti di omicidio. Ammazzare un bambino a scopo assicurativo non mi era mai capitato di sentirlo in trent’anni di attività in polizia, anzi non mi è capitato in nessun contesto». La ricostruzione dell’infanticidio, emersa nel corso dell’operazione “Medical Market”, eseguita dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza di Cosenza, nell’ambito della quale si è scoperta la simulazione di un incidente stradale di una donna incinta mentre avrebbe praticato un aborto indotto, è drammatica. A raccontare quanto emerso dalle indagini è stato il questore di Cosenza Luigi Liguori. 

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Il sospetto degli investigatori è che la donna fosse rimasta incinta di proposito per ottenere il risarcimento simulando il sinistro, e che lo avesse fatto in fase avanzata di gestazione per ottenere un risarcimento maggiore. «Il caso contestato è uno ma dalle indagini emergono altre situazioni sulla quale si sta indagando», hanno confermato gli investigatori.

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Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Cosenza, col. Giosuè Colella, ha evidenziato: «Abbiamo scoperto una vera e propria organizzazione che faceva capo a medici, avvocati, a personale sanitario e singoli cittadini che si prestavano per portare a compimento la truffa. Attraverso attività investigative tecniche e ambientali rivolte ad individuare truffe ai danni dell’Inps è stato individuato un sommerso raccapricciante. Si simulava di tutto, patologie psichiche, fratture e traumi. Tutte certificazioni fasulle prodotte e presentate tramite il coinvolgimento di medici e avvocati».

Per il comandante della polizia stradale di Cosenza, Antonio Provenzano, «un medico coscienzioso e onesto ha rifiutato la versione di una donna che arrivata in pronto soccorso con traumi all’addome dichiarava di aver avuto un incidente stradale. Il medico ha escluso danni provocati dall’incidente ed evidenziato che gli ematomi sul corpo erano compatibili con percosse e, probabilmente, anche consenzienti. Da qui il sequestro delle cartelle cliniche. Al momento continua la nostra attività investigativa per far luce su tutti i casi di aborto, che fanno parte del meccanismo criminale».

 

Sono state le testimonianze di infermieri e medici a confermare agli investigatori che il bambino nato nel maggio 2012, dalla madre che secondo la Procura di Castrovillari voleva ottenere un lucroso risarcimento, era vivo quando giunse in ospedale. I particolari sulla vicenda emersa nell’indagine “Medical Market” eseguita dalla Polizia stradale e dalla Guardia di finanza di Cosenza sono raccapriccianti. Le incongruenze sono iniziate già da questo punto perché il pigiama che la donna indossava era pulito, né sono state riscontrate macchie ematiche o di liquido nell’auto dell’amica. Quest’ultima, poi, non ha saputo fornire indicazioni esatte sul luogo dell’incidente né ha dichiarato di conoscere il cognome di altri fantomatici amici che sarebbero stati con loro al momento dell’impatto. 

Il medico del pronto soccorso, secondo l’accusa complice nella vicenda, non ha praticato sul neonato alcuna manovra di rianimazione mentre gli infermieri si sono accorti che muoveva le manine. Altre stranezze sono state segnalate dalla ginecologa che ha visitato madre e figlio subito dopo il consulto chiesto dallo stesso medico del pronto soccorso. Non è secondario, infine, che sul ventre della donna non vi fosse alcun segno di trauma. 

Ancora più preoccupante è un precedente registrato nello stesso ospedale, quando un’altra donna si era presentata raccontando la stessa versione di un incidente stradale mentre, secondo gli investigatori, era stata colpita con la sua volontà al ventre per simulare un trauma. In quel caso però un medico si è accorto della innaturalezza della questione ipotizzando cause diverse dell’asserito malessere.

 

Intanto, il presidente della Regione, Mario Oliverio, «nell’esprimere forte preoccupazione per le notizie apparse sulle agenzie di stampa che coinvolgono sanitari dell’ospedale di Corigliano ha disposto un’indagine interna al fine di verificare eventuali responsabilità».

«Tale verifica – aggiunge – è stata avviata anche con l’obiettivo di supportare le attività investigative della magistratura e degli organi inquirenti».

 

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