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«Ora ho capito perché i registi si sentono Dio. Puoi chiedere infatti tutto quello che vuoi e niente poi si muove se non sei tu a dire ok. Ti ritrovi così come un Dio a ricreare un mondo». A parlare così a Bari, tra ironia e stupore, è Claudia Gerini che ha portato al Bif&st il suo primo film da regista, Tapirulàn, passato ieri in anteprima al Bif&st e in sala dal 5 maggio con Milano Talent Factory.

Un’opera prima in cui interpreta Emma una originale conseulor che comunica con i suoi molti clienti tramite uno schermo digitale collegato al suo tapis roulant di ultima generazione. Tanti pazienti, i suoi, a cui Emma risponde puntualmente correndo nel suo enorme salone super luminoso da sembrare un acquario: c’è chi deve accettare e farsi accettare come gay, chi ha un disturbo ossessivo compulsivo, chi ha i più tradizionali attacchi di panico, chi ha problemi con la rabbia e chi, infine, scambia il suo sito per una chat erotica.

Rispetto a queste sincopate chiamate, Emma ha sempre una risposta, una rassicurazione, tranne quando a chiamare è la sorella minore (Claudia Vismara). Attraverso le molte videochiamate è inevitabile che, piano piano, iniziamo a conoscere anche un pò di Emma, la sua vita, il suo passato, e anche ad intravedere un trauma che sembra averla bloccata per sempre nonostante gli studi di psicologia, bioenergetica è la sua ossessiva passione per la corsa. «In realtà non ho mai avuto il sogno di fare la regista – dice l’attrice al Bif&st – poi, leggendo la sceneggiatura (scritta dalla stessa Gerini insieme ad Antonio Baiocco e Fabio Morici) , ho pensato che in fondo era un materiale che ero in grado di poter governare».

Chi è davvero Emma? «Forse anche grazie alla pandemia che ci ha cambiati tutti, è una donna interrotta, una donna abituata a sentire i problemi di tutti, mettendo da parte se stessa, che ho immaginato come senza pelle». Tapirulàn – ha nel cast Stefano Pesce, Maurizio Lombardi, Corrado Fortuna, Daniela Virgilio, Lia Grieco, Fabio Morici, Marcello Mazzarella e Antonio Ferrante.

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