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LA COSCA Pizzata, attiva nella Locride, avrebbe gestito diversi affari a Roma, a partire dal traffico della droga. E’ questo quanto è emerso nel corso di un’operazione di Polizia e Guardia di Finanza che hanno eseguito una trentina di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti appartenenti ad un’organizzazione criminale attiva nella Capitale e collegata proprio ad alcune cosche della ‘ndrangheta.
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Sono 31 gli arrestati nell’ambito dell’operazione. A quanto accertato dagli investigatori i capi dell’organizzazione vivevano da anni nella capitale, in particolare nei quartieri Appio, S.Giovanni, Centocelle, Priva Valle e Aurelia, dove contavano su una fitta rete di connivenze.
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Oltre 400 uomini hanno eseguito anche decine di perquisizioni in diverse regioni. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Roma, con il procuratore aggiunto Michele Prestipino. Nel corso dell’indagine, gli uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Roma hanno sequestrato complessivamente circa 600 chilogrammi di cocaina e hashish e diverse armi da fuoco.
I RITI DI AFFILIAZIONE – Inoltre, è stato ritrovato anche un “Codice di San Luca”, il rito di affiliazione alla ‘ndrangheta (GUARDA). Gli appunti sono contenuti in un quaderno che è stato sequestrato e, opportunamente decifrati, hanno svelato i contenuti e gli arcaici meccanismi procedurali che regolano il “rito di affiliazione”, la cui veridicità fino ad ora, sottolineano gli investigatori, «era sospesa tra la tradizione e la leggenda».
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, diversi episodi di reato tra cui l’omicidio di Vincenzo Femia, avvenuto a Roma il 24 gennaio del 2013, alcuni ferimenti e diverse estorsioni. Femia era il boss di San Luca considerato referente della cosca Nirta-Scalzone nella Capitale.
Secondo quanto emerso dall’indagine la ‘ndrina che operava a Roma sarebbe stata in collegamento con i referenti in Calabria, riconducibili alla cosca dei Pizzata.
PERQUISITA UNA COOP – Durante l’operazione è stata perquisita anche la coop Edera, coinvolta nelle indagini su Mafia Capitale (LEGGI I LEGAMI TRA ‘NDRANGHETA E COSCHE ROMANE). Secondo l’accusa, la coop assicurava lavoro a detenuti per farli accedere a misure alternative al carcere: avrebbe dato lavoro anche alcuni degli indagati di oggi. In particolare alla cooperativa Edera aveva lavorato l’attuale collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola e Antonio Pizzata, uno degli arrestati dell’operazione di oggi.
Per gli inquirenti la cooperativa «era disponibile per la formale assunzione di ‘ndranghetisti» anche se, nono sono stati evidenziati diretti legami «con l’indagine su Mafia
Capitale», ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino.
I NARCOS COLOMBIANI – L’organizzazione, secondo l’accusa, era in grado di trattare con i narcos colombiani. Secondo gli investigatori la cellula ‘ndranghetista aveva dei propri emissari in Colombia e Marocco ed era determinata a monopolizzare il mercato della droga capitolino, ponendosi come referente affidabile per altre organizzazioni criminali, sia collegate a diverse ‘ndrine calabresi, sia per clan camorristici.
Secondo gli inquirenti il giro di affari era di decine di milioni di euro con un traffico di cocaina pari a circa 1.500 chili. Il gruppo aveva inoltre una grande disponibilità di armi.
A casa di uno degli indagati è stato sequestrato un arsenale composto da sei pistole, un fucile da caccia, un giubbotto antiproiettile e diverse munizioni.
Per gli inquirenti l’omicidio Femia sarebbe scaturito nell’ambito di dissidi tra famiglie di San Luca sul prezzo della droga nella capitale. Sullo sfondo delle indagini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gianni Cretarola, tra gli arrestati della Squadra Mobile per l’omicidio. Secondo quanto si appreso, in seguito all’arresto,
Cretarola ha ammesso di far parte della ‘ndrangheta calabrese e avrebbe fornito elementi utili all’attuale indagine.
«ROMA E’ STRATEGICA» – «Roma è considerata strategica per la ‘ndrangheta. C’è qualcuno che addirittura ha detto “Roma è il futuro”». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa sugli arresti per l’organizzazione criminale legata alla ‘ndrangheta.
«C’è una presenza ‘ndranghetista – ha aggiunto – allo stato non possiamo dire che sia organizzata sul territorio con una locale, ma è altrettanto pericolosa».
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