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ANCHE Cittadinanzattiva Matera, con il presidente Luigi Luca De Marco, ha partecipato alla manifestazione in ricordo delle vittime del crollo della palazzina di vico Piave. «365 giorni, 52 settimane, 12 mesi, Questi i numeri che fanno riflettere, che fanno ritornare la mente all’11 gennaio del 2014. -commenta De Marco- Oggi in vico Piave quasi gli stessi numeri, il gran viavai di gente, alcune delle stesse facce, gli unici particolari differenti e dissonanti rispetto all’anno scorso forse oggi non c’erano la polvere che fluttuava nell’aria, potendosi distinguere anche dalla villa, come pure il silenzio che certo nelle concitate operazioni di salvataggio, il fragore degli uomini e dei mezzi impegnati nei soccorsi, oggi si confondeva con un altro, quanto importante, boato… quello delle parole di Francesco, Annamaria, Anna e di tutte le persone che in un modo o nell’altro hanno espresso il loro pensiero.
Lo scenario quasi surreale di una paratìa tenta di sbarrare lo sguardo, di confondere quello che c’è dietro, ma che alzando gli occhi ripropone imponente come i ricordi dei residenti che quell’11 gennaio hanno vissuto in prima persona una tragedia che non si può definire passata. Tutt’altro è lì sotto gli occhi di tutti.
La tragedia, il dolore, le continue lotte, le polemiche, quando termineranno? -si chiede De Marco- Leggendo il dossier di candidatura a Capitale europea della cultura per il 2019, nelle prime pagine mi sono soffermato sui primi punti: “Cittadini di Matera e della Basilicata, uomini e donne, anziani e bambini, candidano la città e la regione a Capitale europea della cultura, perché intendono aprirsi all’Europa e confrontarsi con gli abitanti culturali di tutto il continente e immaginare insieme a loro il futuro delle nostre comunità. Al centro del nostro programma ci sono i cittadini”. Poi improvvisamente mi sono chiesto: ma chi sono questi cittadini, non siamo certo noi materani, lucani in primis? E poi ancora: è lecito collegare questi temi alla cultura di una città, di un paese? Un anno trascorso pare assumere le sembianze dell’obl’o di un consapevole quanto drammatico disagio che siccome non ci investe direttamente, può tranquillamente rimanere intrappolato nelle maglie dell’indifferenza di coloro che sono preposti ad operare?».

matera@luedi.it

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