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REGGIO CALABRIA – La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha alcune inchieste in corso, «fondate sul monitoraggio internet, per verificare, con la polizia postale, se persone, soprattutto extracomunitari, che provengono dalle aree più calde e che risiedono nel territorio reggino possano avere rapporti con esponenti dell’Isis o comunque con quel mondo vicino al terrorismo o con persone che si sono addestrate in quei territori. Abbiamo indizi di vicinanza ma non intraneità al terrorismo». 

A dirlo è stato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Si tratta, ha spiegato il magistrato, di persone giunte in vari modi nel reggino, molti dotati di permesso di soggiorno e alcuni già colpiti da provvedimento di espulsione del Ministero dell’Interno. De Raho ha anche lanciato l’allarme sull’ipotesi di un appoggio logistico da parte della ‘ndrangheta ai terroristi islamici, stabilendo un rapporto di affari.

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Per quanto riguarda la presenza in Calabria, ha spiegato: «Alcuni dimostrato di condividere in pieno quella propaganda, addirittura quelle modalità operative, ma non ci risulta che siano già dentro l’area del terrorismo. Abbiamo indizi della vicinanza ma non della intraneità al terrorismo. Il discorso che stiamo attenzionando – ha aggiunto – è quello sul monitoraggio di determinati personaggi che attraverso internet, con ingressi in facebook od altri social, possano essere indirettamente o direttamente ricondotti a soggetti che sono inseriti in aree vicine all’Isis o che addirittura si sono addestrati con loro o che fanno propaganda di quel tipo. Il campo di indagine è molto ampio sotto questo profilo».

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Attenzione viene posta dalla Dda reggina anche sui flussi migratori per verificare la «possibilità che attraverso immigrazioni di massa come quelle dell’ultimo anno possano esserci anche terroristi o che, e questo però avviene soprattutto sulle coste libiche, organizzazioni, anche con l’appoggio di militari, finiscano per governare un flusso migratorio di questo tipo».

Al riguardo, Cafiero de Raho ha sottolineato l’esigenza che l’identificazione dei migranti avvenga appena arrivati. «I numeri – ha detto il magistrato – sono molto elevati tanto che non è possibile una identificazione sul luogo di approdo. Proprio per evitare che possano entrare sul territorio persone non identificate stiamo spingendo affinché le identificazioni vengano fatte immediatamente, per cui, ogni volta che c’è uno sbarco sulle coste del reggino, le forze dell’ordine siano in numero sufficiente per poter provvedere a tutte le attività di identificazione, quanto meno per impronte e fotosegnalamento. Su questo stiamo mettendo a punto, con il Prefetto e le forze
dell’ordine, un protocollo per potere avere, appunto, certezza dell’identificazione». 

Rispetto all’ipotesi che l’Isis possa infiltrarsi sul territorio italiano, De Raho non ha escluso che in Calabria potrebbe trovare appoggi logistici dalla ‘ndrangheta in cambio di armi e droga. Il procuratore sottolinea come «sia una ipotesi da percorre, su cui vale la pena lavorare e su cui tenere un’attenzione molto alta. Tenere un’attenzione molto alta su questi aspetti almeno per quanto riguarda la nostra Dda è fondamentale». 

«E’ chiaro – afferma de Raho – che in un territorio così capillarmente controllato dalla ‘ndrangheta il terrorismo può avere un appoggio logistico, coperture in aziende agricole, in terreni di montagna o coperture attraverso documenti falsificati in cambio di armi e droga».

«La ‘ndrangheta – spiega il procuratore di Reggio Calabria – è un’organizzazione criminale che si muove per finalità di profitto, quindi ovunque c’è un profitto, un interesse. D’altro canto per l’importazione delle armi con chi ha rapporti se non con determinati ambienti che sono vicini al terrorismo o che sono vicini alle guerre che si sono sviluppate negli ultimi anni in alcuni Paesi? Quindi, comunque, le armi vengono da quei territori. Attraverso l’Isis riuscirebbe anche ad avere droga, soprattutto eroina. La ‘ndrangheta è protagonista nell’ importazione di cocaina dai Paesi sudamericani ed è protagonista anche per l’eroina ma non attraverso lo stesso canale ma da quelli che provengono da Turchia, Iraq, Nigeria, vari paesi che consentono queste importazioni. Pensare ad uno scambio armi e droga con appoggi logistici – ha concluso – è una ipotesi da percorre su cui vale la pena lavorare».

 

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