Vito Avenoso
2 minuti per la letturaVERZINO – Nessuna premeditazione. Vito Avenoso, il 64enne taglialegna che la mattina di sabato scorso ha ucciso a fucilate il genero, il 43enne Luigi Greco, e gravemente ferito il nipote 18enne, Francesco Greco, ha ammesso di aver sparato ma sostiene di aver reagito a una provocazione.
È la versione resa dall’indagato dinanzi al gip del Tribunale di Crotone Romina Rizzo che ha convalidato il fermo e applicato la misura in carcere. Durante l’interrogatorio tenutosi alla presenza dell’avvocato Vincenzo Savaro, che lo assiste insieme all’avvocato Peppino Mariano, impegnato fuori sede, Avenoso ha sostenuto che dopo il fallito agguato ai danni di Greco, sfuggito a colpo di fucile mentre era su un camion in campagna, era tornato a casa, quando i Greco, che abitano nello stesso stabile in via Lenin in cui vive lui, lo avrebbero insultato e minacciato, dicendogli di andare da loro e di affrontarli; dicendogli, anche, che lo avrebbero ucciso.
A quel punto Avenoso avrebbe fatto irruzione col fucile caricato a pallettoni peraltro illegalmente detenuto (l’arma ha la matricola abrasa) e avrebbe fatto fuoco contro Greco, colpito all’addome con diversi colpi. Ma avrebbe colpito alla testa anche il nipote Francesco, che poi sarebbe stato sottoposto a un delicato intervento per l’estrazione del proiettile, del quale i medici dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro hanno estratto soltanto frammenti.
È scampato alla furia assassina l’altro nipote, Raoul, almeno secondo l’accusa rappresentata dal pm Pasquale Festa, che nella richiesta di convalida del fermo, oltre all’omicidio di Greco e a reati in materia di armi, contesta anche tre tentativi di omicidio: quelli dei due nipoti e quello del genero che non era andato a segno alcune ore prima.
Ma Avenoso sostiene che non voleva uccidere i nipoti, tant’è che non ha inseguito Raoul. Dinanzi ai carabinieri, ai quali si sarebbe consegnato subito dopo il fattaccio, ha peraltro affermato dinanzi a sua figlia Antonella, che da poco si era riconciliata col marito anche se pende un processo per maltrattamenti ai suoi danni, di averlo fatto per lei.
Vecchie ruggini tra le sue famiglie erano acuite proprio da aggressioni fisiche e verbali nei confronti della donna ma non è escluso che la causa scatenante possa essere l’incendio – non denunciato – di una ruspa o di un fuoristrada.
I difensori di Avenoso chiedevano la concessione dei domiciliari per insussistenza del pericolo di fuga, essendosi l’indagato costituito, e per carenza di esigenza cautelari, avendo egli ammesso i fatti. Oggi, intanto, sarà eseguita l’autopsia dal medico legale Massimo Rizzo sul marmo dell’obitorio di Crotone. Le indagini proseguono anche al fine di appurare con esattezza il movente.
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