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LA SCORSA settimana, il collettivo di hacker noto come Anonymous ha eseguito un attacco informatico ai danni della Banca centrale russa, annunciando sul proprio profilo twitter che entro 48 ore sarebbero stati rilasciati online più di 35.000 file contenenti accordi segreti.

Già nei giorni precedenti, Anonymous aveva messo offline i siti di diverse società che, diversamente da altre, avevano continuato ad operare commercialmente in Russia (tra le quali alcune che, sotto pressione, hanno poi deciso di ridurre le loro attività a Mosca). Infatti, il conflitto attualmente in atto in Ucraina non si sta intensificando solo a livello di scontri armati, ma sembra stare dando il via ad una sempre più intensa guerra cibernetica. La guerra in Ucraina potrebbe forse essere la prima guerra digitale della storia. Già lo scorso 16 febbraio, otto giorni prima dell’invasione russa, un profilo Twitter associato ad Anonymous aveva pubblicato un filmato in cui un individuo camuffato, indossando  la maschera di Guy Fawkes del film V per Vendetta – simbolo del gruppo hacker in questione –  minacciava eventuali attacchi informatici, qualora la crisi ucraina si fosse aggravata nelle ore successive.

Così è stato ed il 24 febbraio, dopo l’annuncio del presidente Putin circa l’invasione dell’Ucraina, Anonymous ha annunciato di essere «ufficialmente in una guerra informatica contro il governo russo». Nel corso di queste ultime settimane,  Anonymous ha effettivamente messo in atto diversi attacchi informatici per colpire Mosca, schierandosi più volte apertamente in sostegno del popolo ucraino. Siti governativi, giornali, tv, sono stati capillarmente attaccati, mettendo in difficoltà il governo russo anche sotto l’aspetto della propaganda. Non soltanto, vi sono stati casi come quello di Gazprom, la società di stato russa che gestisce l’estrazione e l’esportazione del gas naturale, la quale è stata inficiata da un cyberattacco qualche settimana fa, e messa fuori uso per diverse ore. 

In passato gli attacchi compiuti da Anonymous non sembravano aver mai realmente danneggiato le persone o gli enti colpiti ma, stavolta, le cose potrebbero andare diversamente. Anche se sembra improbabile che, ad oggi, l’operato del gruppo hacker possa influenzare profondamente gli sviluppi dell’invasione dell’Ucraina, il rischio di pubblicazione di dati militari e altre informazioni riservate potrebbe essere utile nell’organizzazione della difesa ucraina. In più, a questo si aggiunge il fatto che gli hacker stanno continuando ad attaccare i media russi, azione che finirà probabilmente per indebolire l’azione di propaganda di Putin, in particolar modo se i cyberattivisti dovessero decidere – come stanno cominciando a fare – di diffondere alla  popolazione russa quei contenuti inerenti al conflitto che finora i media del paese, seguendo le indicazioni del governo, hanno preferito non mostrare.

Un esempio di questo tipo di attivismo informatico è la neonata Squad303, un gruppo informatico che nelle ultime settimane di conflitto ha aperto una pagina online che permette a chiunque di inviare messaggi e chiamate direttamente ai cellulari della popolazione russa, al fine di combattere la propaganda di Mosca, veicolando immagini e testimonianze autentiche. Un altro fronte che sta progressivamente rafforzandosi è quello della cyber-forza interna dell’Ucraina;  all’inizio del conflitto, il Governo ha infatti lanciato un appello per chiedere la collaborazione degli hacker attivi sul proprio territorio. Sembra esserci stata una risposta notevole da parte di questi ultimi, il cui scopo è quello di rafforzare le difese delle infrastrutture nazionali, a loro volta sotto attacco da parte di hacker russi.

Secondo alcuni, infatti, gli attacchi informatici da parte della Russia potrebbero intensificarsi, in risposta alle sanzioni occidentali e come strumento a supporto tattico delle operazioni militari sul campo. In questa guerra ibrida nessun paese può dirsi al sicuro, ed in diversi hanno sottolineato il rischio che i cyberattacchi comporterebbero soprattutto se fossero fatti ai danni del settore energetico. Mentre il conflitto si combatte nel mondo analogico, il digitale sta quindi assumendo un ruolo di primo piano, impattando anche sulle sorti di una guerra fatta a misura di Terzo Millennio. Il web, in particolare, diviene oggi un  vero e proprio fronte dove non solo si scontrano la verità e  fake news e dove le informazioni viaggiano ad una  velocità immediata; la rete, oggi, si fa infatti strumento della guerra, non solo per fare propaganda, ma anche per documentarla e, soprattutto, per ribellarsi.


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