Vito Bardi
3 minuti per la letturaPOTENZA – Venerdì il via libera al disegno di legge col bilancio di previsione della Regione Basilicata per il 2022. E poi nelle ore successive i decreti con la revoca di 2 dei 5 assessori in carica per far posto al ritorno in giunta di altrettanti meloniani. Restituendo al governatore Vito Bardi la sua maggioranza in Consiglio regionale.
È questa la tabella di marcia, a meno di sorprese, per coprire l’ultimo miglio della crisi che si trascina, ormai da mesi, all’interno della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni regionali del 2019. Una marcia forzata, a ben vedere, se si considera che al massimo entro lunedì, stando alla lettera dello Statuto regionale, andrebbe discussa e votata la mozione di sfiducia presentata la scorsa settimana da Movimento 5 stelle e Partito democratico. E che per quella data la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha già dato indicazioni ai suoi di votare per il ritorno anticipato alle urne, se non sarà stato onorato l’accordo per l’ingresso in giunta dei 2 assessori previsti.
A Bardi, in particolare, toccherebbe presiedere, venerdì, la seconda e ultima seduta della sua giunta bis, nominata il 12 marzo. Seduta che avrà al centro l’approvazione del disegno di legge di bilancio atteso in Consiglio quanto prima. Per evitare, o quantomeno contenere la durata delle ulteriori, pesanti limitazioni di spesa previste a partire dal 31 marzo, per il passaggio dall’esercizio provvisorio alla gestione straordinaria. Un passaggio automatico, quello alla gestione straordinaria, legato proprio alla mancata approvazione del bilancio di previsione per l’anno in corso.
L’indomani se non il giorno stesso, quindi, al governatore toccherebbe anche la firma sui decreti con gli avvicendamenti attesi all’interno della giunta. È stata respinta senza troppi convenevoli, infatti, la proposta avanzata ai referenti della ritrovata maggioranza di rinviare la nascita del Bardi ter a un momento successivo a quello del voto sulla mozione di sfiducia presentata dai giallo-rossi, e sul tanto atteso bilancio.
Oggi è previsto un nuovo confronto tra il governatore e i medesimi referenti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per fare il punto sulla situazione e definire lo schema di entrate e uscite.
Da chiarire, d’altronde, resta ancora chi siano i due assessori destinati a uscire dalla giunta. Ammesso che uno vada trovato tra i due assessori forzisti in carica, Dino Bellettieri e Vincenzo Acito, e il secondo sia davvero l’ex meloniano Vincenzo Baldassarre, tornato “battitore libero” un attimo prima della nomina in giunta in quota “partito del presidente”.
Per Baldassarre, che nel 2019 è stato eletto consigliere nella lista Idea, si prospetterebbe, in particolare, un ritorno in Consiglio regionale. Riprendendo il posto occupato, da martedì scorso, dal suo sostituto, Daniele Giorgio Di Ioia, che è destinato a tornare a casa diventando uno dei consiglieri meno longevi della storia del parlamentino.
Ma è destinato a tornare a casa abbandonando i privilegi istituzionali anche l’altro assessore che dovrà lasciare la giunta, dal momento che né Bellettieri né Acito possono contare su un seggio “loro” all’interno del Consiglio regionale. Entrambi, infatti, vi si sono seduti nel 2019 in sostituzione di due assessori del Bardi I, Franco Cupparo, e Rocco Leone, che oggi hanno ripreso le loro postazioni e lì dovrebbero restare, a meno di clamorosi colpi di scena, sino alla fine della legislatura.
Altra questione da chiarire, poi, è quella sui nomi che i vertici di Fratelli d’Italia vorranno indicare al governatore per le nomine ad assessori. Proprio su questi, d’altro canto, si era arenato il tentativo di accordo sul Bardi bis, col generale che insisteva per il rinnovamento, mentre il partito di Meloni chiedeva la conferma di Gianni Rosa, già assessore nel Bardi I, e solo in seconda istanza l’ingresso dell’ex parlamentare Cosimo Latronico.
A oggi il nome di quest’ultimo pare quasi certo, ma non è sicuro, invece, che per Rosa possano riaprirsi le porte della giunta. Specie dopo alcune espressioni critiche rivolte al governatore in occasione del suo appello, in Consiglio, a un’intesa trasversale su alcuni provvedimenti di interesse generale, come il bilancio. Provvedimenti che la sua non-più-maggioranza, priva dei voti di Fratelli d’Italia, non sarebbe più stata in grado di fare approvare da sola.
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