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Vincenzo Acito, Donatella Merra, Francesco Fanelli, Vito Bardi, Gerardo Bellettieri e Vincenzo Baldassarre

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POTENZA – Il Bardi bis sarà la giunta dall’esistenza più breve nella storia della Regione Basilicata. Resta solo da capire se i nuovi assessori verranno nominati prima o dopo il voto sulla mozione di sfiducia al governatore presentata da Movimento 5 stelle e Partito democratico.

E’ questo l’esito dell’incontro di ieri sera a Roma tra i vertici di quanto resta della coalizione uscita vincitori dalle elezioni regionali nel 2019, e il confronto che ne è seguito col governatore Vito Bardi in persona.

Dopo circa due ore di intense discussioni, infatti, Lega e Forza Italia hanno dato via libera a un rimaneggiamento della giunta regionale nominata il 12 marzo con l’esclusione dei meloniani di Fratelli d’Italia. Uno strappo clamoroso, che ha portato al passaggio di FdI all’opposizione, sottraendo al resto del centrodestra la maggioranza all’interno del parlamentino lucano.

Di qui la mozione di sfiducia presentata da M5s e Pd, che i meloniani hanno minacciato di votare se non fosse stato ripristinata la loro rappresentanza all’interno della giunta. Sfiducia che da Statuto porterebbe dritto allo scioglimento del Consiglio e a elezioni anticipate.

A rischiare il posto per fare largo all’ingresso dei due assessori in quota FdI, quindi, sarebbero uno dei due assessori forzisti in carica, Dino Bellettieri e Vincenzo Acito, e l’ex meloniano Vincenzo Baldassarre, tornato “battitore libero” un attimo prima della nomina in giunta in quota “partito del presidente”.

Da capire, però, restano i nomi che Meloni e i suoi proporranno al governatore. Proprio su questi, infatti, si era arenato il tentativo di trovare un accordo sul Bardi bis, oltre che sul mancato riconoscimento del secondo assessore promesso a fine dicembre dal governatore a Giorgia Meloni in persona.

Il generale, infatti, avrebbe insistito per il rinnovamento, mentre il partito dei patrioti avrebbe chiesto – in primis – la conferma di Gianni Rosa, già assessore nel Bardi 1, e solo in caso di nomina di un secondo assessore l’ingresso in giunta dell’ex parlamentare Cosimo Latronico.

Anche ieri in realtà, di fronte a quanto espostogli per telefono dai referenti della sua ritrovata maggioranza, Bardi avrebbe lasciato di stucco molti dei presenti. In particolare avrebbe aperto, sì, a un rimpasto della giunta appena nominata, ma soltanto a una condizione, che di fatto rinvierebbe la nascita del Bardi ter a una data da definirsi. Ovvero che i tre consiglieri di Fratelli d’Italia votino prima contro la mozione di sfiducia, e poi a favore del bilancio che dovrebbe essere licenziato oggi stesso dalla giunta in carica.

A quel punto la risposta dei partiti sarebbe stata unanime nel senso dell’irricevibilità di una condizione simile, e sarebbe partito un supplemento di trattativa da cui è emersa un’ulteriore ipotesi per cui l’ingresso di un primo assessore meloniano potrebbe avvenire subito, mentre quello del secondo verrebbe rinviato dopo il voto sulla mozione di sfiducia e il bilancio. Qualcosa di simile alle leggendarie scarpe spaiate con cui l’ex sindaco di Napoli Achille Lauro avrebbe comprato i voti dei suoi concittadini, assicurandosi con la promessa di un premio, la seconda scarpa, che la parola data fosse rispettata.

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