Michele Cilli
3 minuti per la letturaMichele Cilli è stato assassinato. I timori a proposito della tragica fine del 24enne barlettano, svanito nel nulla a Barletta la notte tra il 15 e il 16 gennaio scorsi, si sono concretizzati con la triste, quanto prevedibile, svolta nelle indagini. È toccato perciò al capo della Procura della Repubblica di Trani Renato Nitti illustrare, insieme al Questore Roberto Pellicone, al capo della Squadra mobile Gesualdo Masciopinto e alla dirigente del Commissariato di Barletta Francesca Falco, i contenuti dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita alle prime luci dell’alba di ieri nei confronti di due soggetti, Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino, entrambi originari di Barletta e nati nel 1988. Sarcina dovrà rispondere del reato di omicidio e, in concorso con l’altro individuo, di soppressione di cadavere.
L’inchiesta è ancora aperta e le parole misurate con cui, nel corso della conferenza stampa di ieri mattina, gli investigatori hanno mantenuto la massima riservatezza sul movente dell’omicidio lasciano presagire una prosecuzione finalizzata a risalire al ruolo di eventuali mandanti. Non è da escludere che il delitto, forse maturato negli ambienti dello spaccio di stupefacenti, sia stato commissionato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno permesso la ricostruzione dei momenti successivi all’incontro tra Cilli e Sarcina all’interno del locale “Portobello”: la vittima è salita a bordo della Golf nera con targa tedesca nelle disponibilità di colui che è accusato di averlo ucciso. Sarcina, dopo aver trascorso la serata in un altro ristorante, ha raggiunto Cilli.
L’auto del 34enne ha percorso la litoranea di Barletta e si è diretta verso il garage di un condominio. Oltre trenta minuti più tardi, secondo quanto ricostruito, il veicolo è nuovamente comparso sulla strada ma senza altri passeggeri. Poco dopo, invece, sarebbe avvenuto l’incontro con Borraccino che, in base alle ipotesi accusatorie, avrebbe raggiunto il garage e quindi si sarebbe diretto, su una Ford S Max risultata rubata, verso un distributore di carburante per riempire una tanica e fare nuovamente ritorno nel garage.
Quel veicolo potrebbe essere stato successivamente bruciato nelle campagne barlettane la stessa notte. Sarcina, nel frattempo, sarebbe tornato davanti a “Portobello” per ricongiungersi con la sua fidanzata ma poche ore più tardi ha fatto capolino in ospedale a Foggia dove è stato medicato e sottoposto a un piccolo intervento chirurgico in ragione di ferite alla mano compatibili con l’utilizzo di un’arma da taglio. Numerosi i tentativi di depistaggio descritti dagli inquirenti mentre resta da chiarire il ruolo di una terza persona, la cui identità non è stata rivelata, che avrebbe abbandonato una busta contenente scarpe ginniche e una tuta (probabilmente appartenuti a Borraccino) in contrada Fiumara.
Sarebbero invece di Michele Cilli gli occhiali ritrovati il 31 gennaio nell’agro barlettano, nei pressi della frazione di Montaltino. Gli accertamenti condotti sull’auto di Sarcina avrebbero portato, fra l’altro, all’individuazione di tracce di sangue sul clacson. Nessun riferimento è stato fornito, invece, in merito alle modalità dell’assassinio e all’occultamento del cadavere del ragazzo. «Mio figlio deve avere giustizia e l’avrà. Adesso spero che mi ridiano il suo corpo: voglio dargli una degna sepoltura e piangere» ha commentato Maria Comitangelo, mamma di Michele Cilli, interpellata dall’agenzia di stampa La Prese. «L’ho cresciuto da sola fin da quando aveva 3 anni. I due indagati pagheranno per quello che hanno fatto a mio figlio».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA