X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

CIRO’ MARINA (CROTONE) – Tre anni di reclusione. E’ la sentenza del Tribunale penale di Crotone nei confronti dell’ex parroco di Cirò Marina Giovanni Marino, ritenuto colpevole di prostituzione minorile ma assolto dalle accuse di tentata estorsione, rapina e violenza privata per non aver commesso il fatto.

Il prete, secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro rappresentata in aula dal pm Silvia Peru, che aveva chiesto sei anni, avrebbe costretto un ragazzino albanese di 16 anni, peraltro con ritardo cognitivo, a prostituirsi, per poi, temendo di essere scoperto, minacciare di morte sia lui che la sua famiglia, poverissima, fino al punto da costringerli a lasciare Cirò Marina per trasferirsi fuori.

Il parroco, sempre secondo l’accusa, avrebbe convinto il ragazzino ad avere rapporti sessuali in cambio di un cellulare, vestiti e soldi, offerti al ragazzo per farsi consegnare un video, dopo aver appreso che il 16enne era riuscito a registrare i rapporti. Al rifiuto, Marino avrebbe assoldato qualcuno per picchiare il compagno della madre del giovane.

I fatti contestati risalgono al 2013. Sempre secondo la ricostruzione della Dda, si sarebbe rivolto addirittura a uno dei plenipotenziari del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, Giuseppe Spagnolo, dopo la minaccia di diffusione del video.

«Lasciate stare don Gianni», l’ordine dell’esponente di spicco della criminalità organizzata locale, che, all’epoca in cui si trovava agli arresti domiciliari, ricevette l’omaggio di una pizza dal parroco che si fermò sotto casa sua durante una processione.

Il pm Peru ha ripercorso anche il clima intimidatorio in seguito al quale la famiglia della vittima, che ritrovò peraltro una pelle di pecora vicino casa, non fece più ritorno in paese. Il parroco venne sospeso dalla Curia di Crotone dopo lo scandalo dei video. In aula l’imputato ha peraltro affermato di non riconoscersi nelle immagini. «Si vede una persona di spalle, non credo di essere io».

Eppure temeva di essere inguaiato dal contenuto di quelle sequenze, come ha ammesso, tant’è che non denunciò una tentata estorsione subita. Ma alla fine, esasperato dalle continue richieste, dovette contattare i carabinieri che intervennero al momento della consegna del denaro, che però non ci fu. Un episodio al quale erano presenti anche altre persone di cui in aula il prete sospeso ha fatto i nomi.

«Don Gianni è troppo buono, non dovevate fargli questo. Gli diede uno schiaffo. Il maresciallo mi chiese se volevo sporgere denuncia, ma poi lasciai cadere la cosa perché erano persone bisognose. E poi ero tranquillo perché mi avevano detto che il video era stato distrutto e non lo avrebbero difuso». Il pm ha rilevato, durante la sua requisitoria, che l’episodio passò sotto silenzio nonostante la presenza dei carabinieri. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Alice Piperissa, premettendo che è comunque «abominevole» il fatto che un ministro di culto (che in parte ha ammesso i reati contestati) avesse un rapporto con un sedicenne, anche se non è attestato da dati clinici il presunto ritardo cognitivo, aveva chiesto la riqualificazione del reato di prostituzione in adescamento di minore o atti sessuali con minore, reati peraltro non procedibili, e l’assoluzione per il resto, ritenendo non provate le circostanze a suo carico.

Una tesi, sia pure in parte, accolta da giudici che hanno assolto l’ex parroco dalle accuse di tentata estorsione, rapina e violenza privata ai sensi del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, che ricalca la vecchia insufficienza di prove. Marino è stato, contestualmente, interdetto dai pubblici uffici per cinque anni.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE